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Save the Children e i dati per la violenza sulla donne

Più di 16 milioni e mezzo di ragazze partoriscono tra i 15 e i 19 anni nei paesi in via di sviluppo, 2,5 milioni prima di compierne 16. Oltre a comportare gravi rischi per la salute delle mamme bambine e dei loro neonati, le complicazioni durante la gravidanza e il parto precoce sono la prima causa di morte per le giovani donne globalmente, con una stima annuale di 70.000 decessi tra le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni. Salute e qualità della vita sessuale e riproduttiva rischiano di essere compromesse per un numero ancora più ampio di giovani donne. Sono infatti 30 milioni quelle esposte, secondo le stime relative al periodo 2016-2026, al rischio di subire una mutilazione genitale e le sue conseguenze, 12 milioni ogni anno quelle che si sposano prima dei 18 anni e sono 2,6 miliardi le ragazze e donne che vivono ancora oggi in paesi dove lo stupro coniugale non è considerato di fatto un crimine. 

Essere bambine e ragazze nella maggior parte dei Paesi del mondo significa ancora oggi diritti negati, violenze fisiche, psicologiche o sessuali. Anche l’accesso a una risorsa fondamentale come la scuola è precluso a circa 62 milioni di loro e per una su 4 scuola ed educazione rimarranno un sogno per tutto l’arco della vita.

Alla vigilia dell’8 marzo, Giornata internazionale che celebra le conquiste delle donne, ma ricorda anche le discriminazioni e le violenze di cui sono ancora oggetto in molte parti del mondo, Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e a garantire loro un futuro, vuole richiamare l’attenzione sulle gravi barriere che le donne si trovano ad affrontare, fin dall’inizio del loro percorso di vita, e sottolineare l’importanza dell’empowerment femminile per innescare un meccanismo virtuoso sulle nuove generazioni.

Le bambine e le giovani di oggi saranno le donne e le mamme di domani, sono il motore del cambiamento. Le violazioni dei loro diritti hanno una conseguenza ancora più grave per il nostro futuro. L’educazione, ad esempio, è uno dei principali strumenti per combattere esclusione e discriminazioni che impediscono alle bambine di realizzare il proprio potenziale, come ci ha ricordato il premio Nobel Malala Yousafzai che ha detto di non voler essere ricordata come la ragazza a cui hanno sparato, ma come la ragazza che si alzò in piedi. Adolescenti e giovani donne chiedono di essere libere di perseguire le proprie speranze e i propri sogni, libere di vivere la vita che scelgono di costruire per se stesse. E, invece, dalle testimonianze strazianti delle bambine Rohingya in fuga dal Myanmar alle spose precoci siriane, dalle studentesse rapite in Nigeria alle giovani vittime di tratta per lo sfruttamento sessuale nel Mediterraneo, quello che emerge è che le ragazze sono meno libere rispetto ai loro coetanei maschi di vivere la propria infanzia, di accedere all’istruzione o di prendere autonomamente decisioni fondamentali per il loro futuro,”  afferma Daniela Fatarella, Vicedirettore Generale di Save the Children Italia.

Quando le risorse economiche sono limitate, le norme sociali in molti luoghi stabiliscono che siano i bambini ad avere la priorità, lasciando alle bambine limitate opportunità per l’educazione e rischi maggiori per la salute e la nutrizione. Oltre un terzo delle giovani donne in paesi in via di sviluppo è fuori dal circuito scolastico e lavorativo. Le ragazze sono spesso emarginate nelle famiglie e nelle decisioni pubbliche e le loro esigenze sottorappresentate nelle istituzioni. C’è inoltre l’alto rischio di tratta e sfruttamento sessuale e lavorativo per quelle giovani in cerca di una vita migliore, che seguono false promesse per poi ritrovarsi intrappolate nel circuito criminale della prostituzione. Su 21 milioni di vittime di lavoro forzato in tutto il mondo, più di un quarto sono minori e soprattutto di sesso femminile, si tratta in gran parte di vittime di tratta e sfruttamento sessuale. 

Mobilitarsi per ogni bambina i cui diritti sono violati è il cuore di ogni azione di Save the Children, in particolare nell’ambito della salute materno-infantile, dell’educazione e della protezione dei minori nei contesti di vulnerabilità o emergenza, come i flussi migratori massici, i conflitti o le catastrofi naturali. Chiediamo però alla comunità internazionale e ai governi di combattere attivamente i tre ostacoli principali all’eguaglianza di genere: i matrimoni precoci, lo scarso accesso ai servizi di base, inclusi salute e istruzione, il mancato ascolto della voce delle ragazze nei processi decisionali pubblici e privati. Queste tre barriere sono violazioni permanenti dei diritti delle bambine e delle adolescenti e rappresentano degli ostacoli enormi al progresso nelle aree di sviluppoconclude Daniela Fatarella.

Redazione CinqueColonne

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