Categorie: Sguardo ad Est

Se sei un cinico non puoi fare il giornalista, parola di Kapuscinski

Le parole di Ryszard Kapuscinski, giornalista e reporter polacco di fama internazionale, dovrebbero essere ben impresse nella mente di chi intraprende, o decide di intraprendere, un’attività delicata e di grande responsabilità come quella del giornalista. Ogni giornalista dovrebbe leggere il libro-intervista “Ryszard Kapuscinski , il cinico non è adatto a questo mestiere” curato da Maria Nadotti perché apre la mente, e non solo quella degli addetti ai lavori. Il libro racchiude tre interviste al reporter polacco fatte in tre occasioni diverse e riassume l’intero pensiero di Kapuscinski, il suo essere giornalista, reporter e grande osservatore dell’umanità. Il libro si legge tutto d’un fiato. Sospiri di riflessione ed esclamazioni di autocompiacimento saranno una costante: “eh, sì infatti! L’ho sempre detto io; eh sì, perché nessuno lo dice, quando lo dicevo io tutti mi davano addosso“. Perché Kapuscinski non ci rivela niente di nuovo, se non quello che siamo. Mette a nudo le sue e le nostre debolezze. Urla in faccia al mondo le sue idee ei suoi valori, anacronistici per molti, e imbevuti di opportunismo e retorica per altri.  

Bisogna essere una persona buona ed empatica 

I reportage di Kapuscinski sono come l’occhio spietato del fotografo  che ci appoggia sul grugno, con garbo e con un impercettibile sorriso amaro, istantanee di vita che ci fa comodo non ripercorrere, sulle quali è meglio non soffermarsi (ci darebbero troppo da pensare…). La voce di Kapuscinski è per gli ultimi della terra, le cui vite però sono saldamente ancorate alle nostre, in un meschino gioco di potere, opportunità e guadagni. Ecco perché Kapuscinski racconta. Racconta perché si prenda consapevolezza che se esistono persone che muoiono di fame nelle zone più remote del mondo è anche (e soprattutto aggiungiamo noi) perché le fila dei loro destini sono mosse dalle nostre mani, dalle mani dei potenti della terra (ad est o ad ovest che siano). Ed è in questo contesto che la figura del giornalista-reporter gioca un ruolo cruciale per la comunità. Il buon giornalista, va alla ricerca della verità, la scopre, la analizza e la racconta; ma è il modo in cui la racconta che fa la differenza.  

Per Kapuscinski un bravo giornalista è innanzitutto una persona buona. Perché se non sei una persona buona ed empatica non puoi capire fino in fondo le sofferenze altrui. La storia la fanno gli esseri umani e per raccontarla  devi innanzitutto capire gli esseri umani, ti devi confrontare con loro, li devi annusare e poi entrare nel branco, catturare la loro fiducia, essere parte del loro destino. Il buon giornalista deve sapere che la sua ricchezza, l’humus dal quale devono nascere i suoi reportage è la gente, sono gli “altri”. Devi essere una persona empatica, ma innanzitutto una persona buona, perché, come dicevamo, se non hai un animo buono non puoi capire le sofferenze di chi te le racconta. Kapuscinski diceva che le persone che hai di fronte ti scrutano e ti osservano, come fai tu con loro; se capiscono che sei andato lì solo per rubare qualche foto e strappare un’ intervista e non per ascoltare realmente i loro problemi e dar voce  al loro dramma oltre il confine, ti faranno muro, si allontaneranno e tu non avrai cavato un ragno dal buco. Il vero giornalista per i suoi reportage deve andare tra la gente con il compito di dar voce a chi non può, di raccontare cose di cui in occidente si tace con l’unico scopo di raccontare per poter cambiare, cambiare qualcosa. Perché chi lotta lo fa, appunto, per cambiare uno status; Kapuscinski sosteneva che la minima speranza che qualcosa possa cambiare ci può essere solo se nel mondo la gente sa il motivo per cui in una frazione dimenticata di un villaggio africano si combatte e si muore ogni giorno… 

In questo viaggio straordinario alla scoperta di una delle figure più affascinanti della storia del giornalismo internazionale, indagheremo vizi e virtù di un uomo amato e criticato sia in vita sia dopo la morte. Proveremo a ripercorrere il suo pensiero estrapolando e argomentando alcuni concetti presenti in due libri favolosi; daremo voce alle sue idee intervistando persone che gli sono state accanto; ragioneremo sulle critiche che gli sono state mosse e parleremo di temi ancora attualissimi affrontati da Kapuscinski più di dieci anni fa… 

Continuate a seguirci!

articolo presente in www.sguardoadest.it

Francesca Amore

Trapiantata a Roma per necessità ma emotivamente ancorata a Napoli, non ha mai smesso di sperare che un giorno ci ritornerà definitivamente. Laureata all?istituto Universitario Orientale in lingue slave , si occupa di traduzioni dal russo e dal polacco. Giornalista pubblicista dal 2005, è appassionata di arte e letteratura in genere, ma di quella russa in particolare. Ama scrivere sugli argomenti più disparati perché di indole curiosa.Generosa, impulsiva e sincera, non ama le persone intellettualmente disoneste, ma si sa, il mondo è bello perché è vario, ma intanto? io mi scanso.

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Francesca Amore

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