L’isolamento del Coronavirus conferma l’Istituto Spallanzani come tra le prime in Europa per quanto riguarda la ricerca.
Spallanzani e l’isolamente del Coronavirus: primi in Europa
I virologi dell’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani, dopo sole 48 ore dalla diagnosi di positività per i primi due pazienti in Italia, sono riusciti ad isolare il virus responsabile dell’infezione. Ad annunciarlo sono stati il ministro della Salute ed il direttore scientifico dell’INMI Giuseppe Ippolito.
Primi in Europa ma ad onor del vero non i primi nel mondo visto che già i ricercatori cinesi hanno identificato il nuovo coronavirus, precisamente il 10 gennaio, una quindicina di giorni dopo le segnalazioni dei primi casi di polmonite a Wuhan.
L’importanza dell’isolamento
Dopo questa notizia, la domanda che tutti si stanno ponendo è “A cosa porterà questo isolamente?”. La risposta arriva direttamente dalla voce di Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, che dichiara: “Grazie all’ottimo lavoro dello Spallanzani da oggi anche l’Italia potrà cominciare a lavorare direttamente per cercare una terapia”.
“Ora i dati saranno a disposizione della comunità internazionale. Si aprono spazi per nuovi test di diagnosi e vaccini. l’Italia diventa interlocutore di riferimento per questa ricerca“, ha spiegato il direttore scientifico Ippolito.
Storia di un Istituto punto di riferimento in Italia e in Europa
Inaugurato nel 1936 come presidio destinato alla prevenzione, diagnosi e cura delle malattie infettive, nel 1991 inizia la costruzione di un nuovo complesso ospedaliero in conformità ai più avanzati standard e con caratteristiche di isolamento delle patologie contagiose uniche nel Paese.
Attualmente l’Istituto detiene l’unico laboratorio italiano di livello di biosicurezza 4 e cinque laboratori di livello 3; una banca criogenica che può ospitare fino a 20 contenitori di azoto liquido e 28 contenitori a -80 C, dotata di un laboratorio di livello 3 per la manipolazione e la preparazione dei campioni da congelare; e ancora dal 2007 il “Polo Ospedaliero Interaziendale Trapianti (POIT); un servizio di rianimazione, terapia intensiva e sub-intensiva; un centro di riferimento per le infezioni nei trapianti; una Banca biologica per il deposito di organi e tessuti destinati al trapianto.