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TERMOVALORIZZATORE, O MEGLIO, INCENERITORE

Ecco un'altra storia tipicamente italiana: a Colleferro si bruciava di tutto in barba a qualsiasi norma Veniva bruciato un po' di tutto, nel.

Ecco un’altra storia tipicamente italiana: a Colleferro si bruciava di tutto in barba a qualsiasi norma

Veniva bruciato un po’ di tutto, nel termovalorizzatore di Colleferro, a partire dai rifiuti speciali, anche pericolosi che poi venivano commercializzati come CDR. Lo hanno appurato i Carabinieri del NOE di Roma, che dopo un’articolata e complessa indagine hanno notificato nelle province di Roma, Latina, Frosinone, Napoli, Avellino, Bari, Foggia, Grosseto e Livorno, 13 Ordini di Custodia Cautelare. Agli arresti domiciliari sono finiti il Direttore Tecnico e Responsabile della gestione dei rifiuti degli impianti di termovalorizzazione di Colleferro; il Procuratore e Responsabile della raccolta dei multimateriali dell’impianto di una società di gestione di rifiuti di Roma; ma anche soci e amministratori di società di intermediazione di rifiuti e di sviluppo di software, chimici di Laboratori di analisi. Notifocate anche 25 informazioni di garanzia. I reati contestati agli indagati, a vario titolo, sono: Associazione per delinquere; Attività organizzata per traffico illecito di rifiuti; Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico; Truffa aggravata ai danni dello Stato; Favoreggiamento personale; Violazione dei valori limiti delle emissioni in atmosfera e prescrizione delle autorizzazioni; Accesso abusivo a sistemi informatici. Le indagini, durate circa un anno, con servizi di osservazione dei luoghi, ispezioni e controlli agli impianti, supportate anche da consulenze tecniche, hanno riguardato la verifica della qualità e consistenza del combustibile da rifiuti (C.D.R.) che e’ stato immesso nei cicli gestionali degli impianti di termovalorizzazione ubicati in Colleferro (RM), asserviti ai bacini di conferimento dei rifiuti provenienti principalmente dalle regioni Lazio e Campania. I Carabinieri hanno messo in luce un traffico di uomini e mezzi (che coinvolgeva impianti di trattamento e recupero, intermediari, laboratori d’analisi, gestori di rifiuti), che conferivano ingenti quantitativi di rifiuti urbani non differenziati ai termovalorizzatori, classificandoli come CDR benchè privi delle caratteristiche previste dalla legge. Quindi venivano falsificati e realizzati certificati di analisi redatti da liberi professionisti (chimici) che attestavano falsamente dati sulla natura, composizione e caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti, che hanno consentito la classificazione degli stessi come CDR. Chiesti e ottenuti, inoltre, gli incentivi statali previsti dal CIP 6/1992 (maggiorazione sul pagamento inerente all’acquisto dell’energia prodotta dalla termovalorizzazione da fonti alternative da parte del gestore nazionale per l’energia elettrica). Venivano oltretutto dichiarati al Gestore Servizi Elettrici consumi di gas metano per uso generazione elettrica inferiori a quelli effettivi. Fra i reati contestati, l’elusione dei controlli da parte dei Carabinieri del NOE con la distruzione o con l’occultamento di certificati ed analisi; alterazione dei dati relativi ai valori fuori limite, attraverso l’introduzione nei sistemi informatici destinati al controllo dei fumi e delle emissioni inquinanti, alla gestione e conservazione dei relativi dati e la trasmissione degli stessi agli organismi di controllo; il condizionamento attuato da dirigenti ed amministratori nei confronti di dipendenti ed operai, anche attraverso pretestuose contestazioni disciplinari e sospensioni lavorative, al fine di evitare la collaborazione degli stessi con l’autorità giudiziaria. Significativo in tal senso – riferisce il NOE – è l’episodio che riguarda la combustione di pneumatici di veicoli all’interno del termodistruttore, nonostante le rimostranze e i dubbi posti da alcuni operai verso i responsabili dell’impianto; oppure la combustione di altro materiale non idoneo, che veniva annotato dagli operai sulla documentazione e registri di accettazione con diverse diciture quali ”Munezza”, ”Pezzatura grossa” o ”Scadente”. E’ in via di verifica se tali ripetuti illegali conferimenti hanno prodotto pericolose immissioni di fumi nell’ambiente circostante, densamente popolato. Da oggi l’attività prosegue sotto la vigilanza del personale del NOE di Roma.

Gianni Tortoriello

Quattro decenni e più di vita dedicati al giornalismo, ma anche alla comunicazione tout-court, passando dalla carta stampata, alla televisione, al web. Una Laurea in Scienze Politiche alla Federico II, qualche anno d'insegnamento e qualche altro da formatore. Unica fede, il Napoli. Poche certezze, tanta passione e una consapevolezza: ciò che paga è solo l'impegno costante nel realizzare i propri progetti e, perché no, i sogni. Il villaggio globale di cristallo dell'informazione e della comunicazione è, purtroppo, divenuto il luogo dove conta solo 'spararla quanto più grossa possibile!' Il sensazionalismo e l'opinionismo hanno soppiantato la notizia. Io vorrei solo continuare a fare quello che mi hanno insegnato: raccontare i fatti.

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