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Tutta la verità sull’impatto ambientale dell’olio di palma

La Malesia ha destinato il 23,9% del totale della sua superficie all’agricoltura (l’Italia quasi il doppio con il 47%) e si è impegnata a preservare il 50% della superficie totale lasciandolo sotto copertura forestale.

Il 62% del territorio malese è sotto copertura forestale. In Italia è il 31% e nella GranBretagna il 12%. 

L’impegno del Governo malese supera quello della maggior parte degli altri paesi del mondo. 

L’olio di Palma e l’ambiente

L’olio di palma è da qualche tempo al centro un’intensa campagna accusatoria e di numerose polemiche che vertono dall’impatto ambientale a quello sulla salute. 

Mentre le accuse in termini di salute saranno oggetto di un ulteriore approfondimento, ciò che si vuole dimostrare con questo documento riguarda il ridotto impatto ambientale di questa coltura rispetto ad altri olii vegetali e l’approccio virtuoso di uno dei principali produttori di olio di palma – la Malesia – nella gestione delle foreste e dei territori destinati alla coltivazione della palma da olio.

L’efficienza della palma da olio e il ridotto impatto ambientale

La coltura della palma da olio è, di fatto, la coltura di olio vegetale più efficiente e sostenibile al mondo, in quanto genera più olio per ettaro rispetto agli altri oli vegetali, tra cui la colza e il girasole che sono principalmente coltivati in Europa. 

È dimostrato che il rendimento dell’olio di palma ammonta a circa 4 tonnellate per ettaro, pari a, rispettivamente, 10, 7 e 5 volte i rendimenti di soia, girasole e colza. L’incredibile produttività di questa coltura permette la conservazione e la protezione di più terreno forestale rispetto ad altre colture, e permette ai paesi più poveri di svilupparsi.

L’olio di palma rappresenta, infatti, circa il 30% della produzione mondiale di oli commestibili, occupando solo il 5% della terra destinata alla coltura di semi da olio e lo 0,3 per cento del terreno agricolo mondiale. Per fare un confronto, l’olio di soia rappresenta il 22,5% della produzione mondiale di olii vegetali occupando il 42% delle terre destinate alla coltura di semi di olio.   

Il Centro francese di ricerca internazionale per lo sviluppo agricolo (CIRAD) sottolinea che dei 21 milioni di ettari di foresta che sono stati messi a coltura tra il 1990 e il 2005 in Indonesia, lo sviluppo dell’olio di palma rappresenta solo 3 milioni di ettari, ovvero circa un decimo della terra che è stata destinata ad un uso alternativo.

Il caso della Malesia

La Malesia ha destinato il 23,9% deltotale della sua superficie all’agricoltura (l’Italia quasi il doppio con il47%) e si è impegnata a preservare il 50% della superficie totale della terra lasciandolo sotto copertura forestale. Questo impegno del governo malese risale alla Conferenza di Rio del 1992 e tutt’ora ampiamente rispettato. 

Il 62% del territorio malese è sotto copertura forestale. In Italia, a titolo di esempio,è il 31% e nella Gran Bretagna il 12%. 

L’impegno del Governo malese supera quello della maggior parte degli altri paesi del mondo, ma raramente viene riportato nei dibattiti pubblici sull’olio di palma.

Per salvaguardare la ricca biodiversità del territorio, la Malesia ha stabilito che più di 5 milioni di ettari di foreste – ossia oltre il 15% della sua superficie totale – sono aree formalmente protette. 

Questo non solo soddisfa, ma supera i requisiti fissati dalla Convention of Biological Diversity (CBD) in tema di conservazione della biodiversità naturale.

Per quanto riguarda la deforestazione, il governo malese ha regole molto severe e vieta l’utilizzo del fuoco al fine di convertire le foreste in aree destinate alla coltivazione. La Malesia è tra i firmatari dell’ASEANAgreement on Transboundary Haze Pollution che si pone come obiettivo di porre fine alla combustione all’aria aperta nei paesi del Sud Est asiatico. 

Per quanto riguarda la tutela della fauna, al fine di sostenere gli sforzi locali in tal senso, l’industria dell’olio di palma in Malesia ha costituito il Malaysian Palm Oil Wildlife Conservation Fund (MPOWCF), dotato di 5,91 milioni dollari. Questo progetto fornisce preziose risorse per tutelare e salvaguardare la fauna selvatica in Malesia e riflette l’impegno dell’industria per la protezione dell’ecosistema.

Un occhio di riguardo, infine, viene destinato agli orango tanghi che in Malesia sono specie protette. Si può citare, a titolo di esempio, lo stato del Sabah: ricoperto per oltre il 50% da foreste, è abitato da circa 11.000  orango tanghi che sono tutelati dal Sabah Wildlife Conservation Enactment (1997), secondo il quale sono previsti fino a cinque anni di carcere e multe fino a 100.000 Ringgit per l’uccisione di questi esemplari.  

Infine, la Malesia è attiva anche sul piano delle certificazioni di sostenibilità delle proprie culture agricole. Nel gennaio 2015, la Malesia ha lanciato la certificazione Malaysian Sustainable Palm Oil (MSPO) per dimostrare l’impegno della Malesia in favore della produzione d’olio di palma sostenibile.

Leonardo Olcesi

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