Con il suo messaggio di forza e speranza ai detenuti, Vasco Rossi ha partecipato alla maratona oratoria organizzata dalla Camera penale di Bologna
Dare un senso alle cose anche quando le cose un senso non ce l’hanno. Lo aveva detto già in una delle sue canzoni, lo ha ripetuto qualche giorno fa nel corso della maratona oratoria organizzata dalla Camera penale di Bologna. Vasco Rossi torna a parlare della sua esperienza in carcere con un messaggio rivolto ai detenuti. Un messaggio che è un invito a non farsi piegare dagli eventi della vita e a fare tesoro di tutte le esperienze.
“Questa pandemia globale ha messo in ginocchio il mondo ed è stata una tragedia epocale, è stata dura per noi fuori, posso immaginare come sia stata per voi dentro. Oltre alla condizione dell’essere in carcere che tra l’altro conosco, perché è una condizione che ho provato e quindi capisco la vostra rabbia e tristezza“. Esordisce così Vasco Rossi nel suo videomessaggio rivolto ai detenuti ai quali ha voluto raccontare la sua esperienza. Nel 1980, Vasco Rossi fu arrestato per detenzione di stupefacenti. Nel capannone di Casalecchio di Reno, dove viveva e aveva allestito uno studio di registrazione, fu ritrovata della cocaina. La perquisizione fu eseguita nell’ambito di un’indagine più ampia sullo spaccio di droga (il suo nome si trovava sull’agenda di uno spacciatore locale). Nell’ambiente musicale si sapeva che Vasco faceva abuso di droghe e la notizia del suo arresto gli fece terra bruciata intorno. Gli unici a solidarizzare con lui furono il leader dei radicali Marco Pannella e i cantanti Fabrizio De André e Dori Ghezzi. Sarà scagionato dall’accusa di spaccio ma non da quella di detenzione e sconterà una pena di due anni e otto mesi per detenzione di sostanze stupefacenti.
“Io ho cercato di fare tesoro di quell’esperienza, per cercare di diventare più forte per affrontare poi i problemi che ci sono nella vita. Vi consiglio di fare altrettanto, di dare un senso a questa situazione, anche se questa situazione un senso non ce l’ha“. Nell’agosto 1984, cinque mesi dopo aver terminato di scontare la sua pena, iniziò il suo “Va bene, va bene così tour” e l’anno seguente uscì uno dei suoi album più riusciti “Cosa succede in città”.
Nel videomessaggio Vasco fa riferimento alle difficoltà di questa pandemia: dure per chi è libero, figuriamoci per chi è in prigione. I carcerati sono stati tra i grandi dimenticati in questa catastrofe. Mancanza di protocolli di sicurezza nelle carceri, mentre la parola vaccini per loro è la grande sconosciuta. A breve l’Italia riceverà i fondi del Recovery Fund e per ottenerli dovrà presentare un disegno adeguato di riforma della giustizia. Al momento il testo allo studio prevede una riforma del CSM e l’abbreviazione dei processi due aspetti senza dubbio delicati e fondamentali. Come sarà affrontato (se lo sarà) il problema del sovraffollamento delle carceri? Come sarà affrontato (se lo sarà) il capitolo relativo ai percorsi di reinserimento sociale e lavorativo per i detenuti? “Volevo dirvi che vi sono vicino, vi abbraccio forte, e vi auguro che i vostri problemi legali e anche umani si possano risolvere al più presto possibile e al meglio. Tenete duro, teniamo duro, bisogna tenere duro c’è poco da fare, in ogni caso, sia dentro che fuori“. Quale augurio migliore di quello di Vasco per i detenuti e per la comunità intera?
In copertina foto di Francesco Rossi
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