Un urlo di gioia alla sede di Syriza ha accolto il primo exit pool del referendum in cui i greci sono stati chiamati oggi ad esprimere il loro parere sui piani del rientro dal debito pubblico accumulato negli anni scorsi.
Il primo dato che colpisce è un affluenza al voto altissima: ben il 65 % (il quorum da raggiungere era del 40%) degli aventi diritto al voto.
Gli exit pool davano subito il NO (OXI) ad una forbice fra il 49 e il 54 %, di qui il grido entusiastico di cui sopra, ma il vero exploit avviene con le prime cifre reali quelle delle proiezioni che alle 20,00 vedono il NO (OXI) andare ben oltre il 60% dei consensi.
OXI va al di là delle più rosee aspettative sia per Tsipras, che per Varoufakis che per Syriza e il governo ellenico tutto.
Alla faccia della campagna di stampa e politica improntata al terrorismo mediatico e non solo, alla falsificazione della realtà e alla propaganda più bieca per le ragioni di una cieca e autorefeenziale politica del rigore dell’Europa eterodiretta da Berlino.
E’ emblematico il commento della Merkel: “Tsipras sta portando Paese contro un muro“. La cancelliera sa bene che ora tutto è diverso, non è il giovanotto di belle speranze (a suo temp frettolosamente accostato al nostro Presidente del Consiglio) che risponde al nome di Alexis Tsipras ma un popolo intero che chiede non già di non pagare, come artatamente è stato detto, ma di pagare il giusto ed avere le risorse per farl e far ripartire un’economia su basi diverse. Non spurio rigore ed austerità dove il ricco sarà sempre più ricco ed il povero sempre più povero e le banche fanno il bello ed il cattivo tempo ma un Paese che possa guardare ed attuare politiche di crescita vere per il bene del popolo sovrano e non assoggettato a logiche numeriche dove i conti devono tornare solo per l’oste.
Cosa succederà domani? Ora non è semplice, bisognerà vedere quest’Europa che in Grecia ha perso la faccia come reagirà, se accuserà il colpo o s’inviperirà ancora di più.
Ciò che è chiaro è che ora tutto va ricondotto nell’alveo politico giusto e il tavolo da aprire è politico senza nascondersi più dietro tecnocrati imbelli e ragionieri a mezze maniche.
Ora l’Europa è chiamata a un cambio di rotta altrimenti contro quel muro ci si schianterà.