[Autoritratto con la baronessa Y. N. Meller-Zakomelskaya e una ragazza in barca, 1833, opera incompiuta, Ermitage, S.Pietroburgo]
Prendete due occhi vispi, un temperamento turbolento, una voglia indomita di sperimentare ed un carattere impertinente, shakerate il tutto e godetevi un cocktail originale e frizzante. Erano queste le caratteristiche di Karl Pavlovic Brjullòv, il “grande Karl” come veniva chiamato dai suoi contemporanei,e queste sono le peculiarità che apprezzerete contemplando i suoi dipinti, i suoi acquerelli e i suoi schizzi.
Karl Pavlovic Brjullòv(1799-1852), è stato un illustre pittore storico, un ritrattista, un paesaggista e un autore di dipinti monumentali. Ha vinto riconoscimenti prestigiosi tra cui due medaglie d’oro per i quadri L’apparizione di Dio ad Abramo alla quercia di Mamre, in aspetto di tre Angeli (1821) e Gli ultimi giorni di Pompei (1834) .Ben presto la sua fama fece il giro dell’Europa e in breve tempo ricoprì cariche importanti: fu membro dell’Accademia di Milano, dell’Accademia di Parma e dell’Accademia di San Luca a Roma, fu professore dell’Accademia delle belle Arti di San Pietroburgo e libero associato onorario dell’Accademia delle Arti di Parigi. Insomma, un pezzo grosso diremmo oggi. La gloria fu più che meritata. Brjullòv dedicò la sua esistenza all’arte e lei lo ricompensò, consacrandogli un posto di rilievo nel panorama dei grandi pittori dell’ottocento.
Il talento artistico di Karl si manifestò fin da giovanissimo, e si può affermare senza ombra di dubbio, che la sua vena creativa e l’originalità del suo stile furono alimentati in gran parte dagli stimoli artistici e folkloristici percepiti durante il suo soggiorno in Italia. Non a caso, il “grande Karl”, si guadagnò la fama mondiale grazie all’invenzione di un genere tutto suo, che coniugava l’osservanza dei dettami classici con un impetuoso senso di libertà e di sperimentazione artistica e che venne definito, appunto, “genere italiano”.
Ma chi era Karl Pavlovic Brjullòv? Qual era la sua storia artistica e perché arrivò in Italia e ci rimase per circa 12 anni? Brjullòv era un artista, come tutti i membri della sua famiglia. Il padre, Pavel Ivanovic, era uno scultore ornamentalista e tutti i suoi figli possedevano, chi più e chi meno, un talento estroso. Cinque di questi (Fiodor, Aleksandr, Karl, Pavel e Ivan) divennero artisti, ma la fama, toccata in sorte a Karl, offuscò i successi degli altri fratelli.
Al piccolo Karl piaceva molto disegnare, aveva la sensazione che la matita fosse una prosecuzione della sua mano. A 10 anni fu ammesso all’Accademia delle Arti di San Pietroburgo e vi rimase per 12 anni.
[autoritratto, 1833 Museo russo di S.Pietroburgo]
Karl però, cresceva debole e fragile. All’età di sette anni non riusciva più ad alzarsi dal letto, la scrofola lo spossava. ll padre, uomo severo e infaticabile lavoratore, si occupava in parte dell’educazione artistica dei suoi figli. Esigeva che ogni giorno Karl disegnasse un certo numero di cavalli e di figure umane. Pavel Ivanovic era una persona esigente e a volte esasperava il senso di disciplina a tal punto che se il figlio, malato e infermo,non portava a termine gli esercizi di disegno assegnati, lo lasciava senza cibo anche per un’intera giornata. Per Karl il padre restava comunque un modello da seguire ma lo temeva, specialmente dopo che Pavel Ivanovic gli diede uno schiaffo così forte da comportargli la perdita definitiva dell’udito all’orecchio sinistro, e tutto per un banale errore fatto in un disegno…
Karl Brjullòv era un giovanotto piacevole, magro, non molto alto, con una bella chioma ricciuta e con il volto insolitamente ispirato. Era un irrequieto, e la sua anima artistica, il suo spirito libero mordevano il freno per svincolarsi da quei clichè e insegnamenti che inibivano il suo estro creativo. Il talento e la vivacità artistica di Karl colpirono immediatamente i suoi maestri che si adoperarono per segnalarlo all’Accademia di San Pietroburgo. Dopo aver conseguito il Diploma, il pittore riuscì ad ottenere la borsa di studio erogata dalla Società per l’Incoraggiamento degli Artisti di Pietroburgo sovvenzionata da ricchi mecenati. Il “grande Karl”proveniva da una famiglia di ugonotti francesi e data la difficoltà per gli stranieri di accesso alle borse di studio pubbliche, dovette russificare il proprio cognome Brulleaui n Brjullòv, aggiungendo una “v” finale. Con questa “pensione” gli studenti più meritevoli erano spesati in tutto e per tutto per un soggiorno studio in Italia.
Perché la Società per l’Incoraggiamento degli Artisti di Pietroburgo scelse l’Italia per le borse di studio dei suoi studenti e non un altro Paese? Sicuramente perché l‘Italia dell’800, e Roma in particolar modo, era il crocevia di artisti provenienti da tutta Europa. Il fascino che il nostro Paese esercitava sugli artisti era enorme, e forse le parole di Gogol’, che così descriveva il nostro Paese, ci danno l’idea di quanto le nostre bellezze facessero presa sugli animi sensibili: un mito, un luogo paradisiaco dove i capolavori nascevano insieme alla natura sublime, al cielo azzurro, al verde, ai marmi … l’Italia era intesa come modello estetico per l’umanità, come modello classico e come fonte inesauribile per la cultura artistica” 1
Molti artisti che soggiornavano in Italia erano russi. A Roma si organizzavano in vere e proprie comunità anche grazie all’input dello Zar Nicola I. Quest’ultimo infatti, era il primo fautore dei viaggi-studio in Italia perché sia lo Stato Pontificio che il Regno delle Due Sicilie non presentavano alcun pericolo. Nelle altre capitali europee invece, specialmente in Francia, il fermento libertino e rivoluzionario avrebbe potuto ammaliare i giovani studenti russi, deviandoli da una visione classica dell’arte e inculcando loro idee “spiacevolmente” rivoluzionarie.
Gli studenti beneficiari della borsa di studio erano costantemente monitorati dalla Società per l’Incoraggiamento degli Artisti, e se deviavano dalle direttive artistiche imposte, avrebbero potuto perdere la sovvenzione. Tutti gli studenti russi in Italia, che come Brjullòv beneficiavano della borsa di studio, dovevano impegnarsi nella realizzazione di una copia dei grandi Maestri del passato. Questa copia poi, doveva essere inviata in Russia perché serviva a sua volta come modello per gli studenti russi rimasti in patria.
Da questo momento in poi, si apriranno per Brjullòv le porte di un destino glorioso che, assecondato con tenacia e duro lavoro, lo consacrerà nell’Olimpo dei pittori che hanno fatto la storia dell’arte. Egli diventerà una personalità di rilievo nel Romanticismo russo, apprezzato dai critici contemporanei e invidiato dagli artisti…
Il nostro viaggio alla scoperta di Brjullòv continua con nuovi articoli, buona lettura!
1 – G. GOLDOVSKIJ-E.PETROVA-C.POPPI (a cura di), Viaggio in Italia. La veduta italiana nella pittura russa dell’800, Electa, Mi
lano 1993, pag. 19.
Fonti:
Chudozestvennaja Galereja – Brjullov – De Agostini 2006, N.72;
LJUDMILA MARKINA, Chudoznik s blestjašcim talantom i chorošimi sredstvami ”, The Tretyakov Gallery magazine N .4 2012 (37)];
D. SARAB’JANOV, Arte Russa, Rizzoli, Milano 1990;
P. CAZZOLA, Karl Brjullov, eccelso pittore russo a Roma nell’Ottocento, in Strenna dei romanisti, Natale diRoma 2003;
Strenna dei Romanisti, LXIV 200;
http://nearyou.ru/kbrullov/0akad.html;
http://www.romamedioevale.it/sublaco.html;
http://www.artearti.net/magazine/articolo/karl_brjullov_e_litalia_un_amore_ricambiato/