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Barilla, nuovi contratti triennali di coltivazione del grano duro al sud

A Marcianise, presso lo stabilimento Barilla, presentato il nuovo accordo stipulato dal Gruppo Barilla con gli agricoltori del Sud.

Ieri, martedì 21 febbraio, è stato presentato allo stabilimento Barilla di Marcianise il nuovo accordo pluriennale stipulato dal Gruppo parmense con gli agricoltori del Sud.

L’elemento basilare della collaborazione è il contratto di filiera Aureo 100% italiano, la varietà top quality di grano duro utilizzato per produrre la storica pasta Voiello, eccellenza campana il cui marchio fu acquisito dalla Barilla nel 1973. «Barilla è un grandissimo utilizzatore di materie prime agricole, ma sicuramente il grano duro e la semola – che deriva dal grano duro – è la nostra principale materia prima. La nostra storia su questi contratti di coltivazione comincia molto tempo fa: vent’anni fa nasce il contratto di coltivazione per il grano duro, strumento trasparente, equo, democratico che permette a un agricoltore, a un’industria, di definire, in maniera anticipata rispetto a quelle che poi saranno le semine, quello che si desidera fare in termini di quantità, determinazione economica, prezzo, modalità di consegna.

Questo consente agli agricoltori di poter pianificare le proprie produzioni sapendo che c’è un cliente che ritira il prodotto che viene coltivato a condizioni già predefinite. I numeri negli anni sono cresciuti enormemente: oggi noi sviluppiamo, su base nazionale, in Italia, circa 400mila tonnellate di grano duro che vengono sviluppate con contratti di coltivazione su base annua, una quantità di circa 80mila ettari che rappresentano il 7-8% dell’ettaraggio nazionale di grano duro», ha dichiarato Luigi Ganazzoli, responsabile Acquisti per il gruppo Barilla.

I nuovi contratti, per la prima volta triennali, «coinvolgono decine di migliaia di aziende agricole» e prevedono un concreto aumento dei volumi acquistati da Barilla dalle imprese agricole del sud: 210mila tonnellate nei prossimi tre anni tra grano duro Aureo (130.000 tonnellate) e Svevo (80mila tonnellate), a fronte di un investimento di circa 62 milioni di euro. L’azienda italiana del settore alimentare, come affermato da Ganazzoli durante la conferenza stampa, si impegna così a ritirare, su base nazionale, 900mila tonnellate di grano duro per 3 anni, prevedendo lo sviluppo del 40% di coltivazioni sostenibili – nel rispetto massimo dell’ambiente e della riduzione dell’emissioni -, il coinvolgimento di 65.000 aziende agricole e applicando dei disciplinari di coltivazione che garantiscono l’ottenimento di una qualità molto elevata: come dichiarato dal responsabile Acquisti, «l’obiettivo di Barilla è garantire ai consumatori una pasta di alta qualità tutti i giorni. Questi contratti di coltivazione sono tutti mirati allo sviluppo di questa qualità». Secondo Luca Di Leo, responsabile dell’ufficio stampa e media relations del Gruppo, «i nuovi contratti sono esemplificativi del Buono per te, Buono per il Pianeta» (‘Good for You, Good for the Planet’)», utile ad “incentivare l’adozione di corretti stili di vita e favorire l’accesso al cibo e l’inclusione sociale delle persone” e considerata da anni «la filosofia, la mission, lo scopo del gruppo Barilla». Come dichiarato da Francesco D’Amore, che con la sua azienda fornisce grano duro di qualità alla multinazionale italiana, il decalogo di sostenibilità di Barilla e granoduro.net sono “due strumenti tecnici che aiutano a ottimizzare le tecniche colturali per avere un raccolto maggiore e soprattutto sostenibile”. Secondo Di Leo, con i nuovi contratti viene sviluppata, allo stesso tempo, la teoria del Buono per te, Buono per le persone, grazie al quale ci sono dei vantaggi chiari per le comunità, in questo caso quella formata dagli agricoltori, come la possibilità di una programmazione triennale. Così viene garantito agli agricoltori che forniscono materia prima di particolare qualità un eventuale bonus.
Tra i nuovi prodotti dell’azienda c’è anche la pasta integrale, «figlia di un processo di macinazione che dà ampie garanzie di gestione di tutti i quelli che sono i rischi fitosanitari». Come affermato da Ganazzoli, tutti i processi derivati danno le più ampie garanzie al consumatore per la totale assenza di residui chimici: «Sulla pasta integrale abbiamo investito molto, come tecnologia sia di macinazione che di pastificazione». Il responsabile Acquisti non chiude le porte, però, al biologico: «È un settore che cresce. Barilla ha iniziato a valutare questo segmento perché l’obiettivo dell’azienda è di poter dare a tutti i consumatori che si vogliono avvicinare alla marca il prodotto che desiderano. Noi vogliamo essere un’azienda il più possibile democratica nei confronti dei consumatori per poter offrire loro quello che di volta in volta possono desiderare. Quindi abbiamo iniziato a produrre pasta organica – o biologica – per i mercati del Nord Europa, dove c’è un consumo molto significativo. Oggi è una produzione sicuramente piccola, un consumo ancora limitato, però risponde alle esigenze di alcuni consumatori, in particolare in Paesi come Svezia, Norvegia e Germania».

La Campania, come specificato dall’azienda, è una delle grandi beneficiarie dei nuovi contratti di coltivazione: “nei prossimi tre anni il Gruppo di Parma si è”, infatti, “impegnato ad acquistare dagli agricoltori campani più di 60mila tonnellate di grano duro, di cui 33mila tonnellate di grano Aureo (+30% rispetto al 2016) e 30.000 tonnellate di Svevo”. Grazie ai nuovi contratti, infatti, il prezzo di acquisto del grano duro toccherà i 270 euro a tonnellata come prezzo minimo garantito all’agricoltore. Il prodotto più incoraggiato dai nuovi accordi è, senza alcun dubbio, il grano Aureo 100% italiano, nato nel 2009 da un progetto con l’azienda “Produttori Sementi Bologna” e utilizzato per produrre la popolarissima pasta Voiello, uno dei marchi d’eccellenza dell’arte pastaria italiana. La varietà Aureo, oltre a realizzare – come affermato da Ganazzoli – «un beneficio per le aziende agricole» e a permettere «una coltivazione alternativa di alta qualità e di alto valore», consente allo stesso tempo di “sostituire il grano di importazione dall’Arizona, con un risparmio annuo di ben 20 milioni di m³ di acqua e una forte riduzione delle emissioni di CO2, pari a -3.500 tonnellate”. Come confermato da D’Amore, Aureo “ha delle caratteristiche intrinseche che consentono di conservare un livello proteico alto”, oltre a possedere “una buona resistenza alle comuni malattie da funghi dei cereali”, a subire “pochi trattamenti” e ad avere “una precocità di maturazione che permette di essere seminato anche più tardi”.
Presente alla conferenza stampa anche Antonio Minicozzi, titolare della Agrisemi Minicozzi, stretto collaboratore della Barilla e considerato “un vero e proprio punto di riferimento per lo stoccaggio del grano duro campano”, che ha orgogliosamente esaltato i prodotti dell’azienda italiana, ritenuti ineguagliabili a livello mondiale: “Per quanto riguarda la garanzia della qualità e del prodotto, la sviluppiamo sul territorio campano e siamo soddisfatti per le nostre aziende agricole che ci hanno accompagnato negli anni a fare qualità». Secondo Minicozzi, infatti, “il prodotto campano è nettamente migliore rispetto a una decina di anni fa”. Con il grano Aureo, infatti, “è possibile raggiungere in media livelli di proteine pari al 15,5% mentre prima il livello era dell’11,5-12% e questo porta a produrre una pasta eccellente”.

La chiusura della conferenza stampa è stata affidata a Pasquale Di Sarno, direttore dello stabilimento di Marcianise, che ha illustrato la storia ultracentenaria del marchio Voiello – nato nel 1879 in un’antica bottega di Torre Annunziata – e la sua evoluzione, non dimenticando di citare i prodotti realizzati all’interno del pastificio. Successivamente sono state aperte alla stampa le porte dello stabilimento, considerato uno dei principali punti di riferimento della produzione Barilla.

Giulio Nocerino

Classe 90. Fanatico di cinema, musica e calcio; amante di teatro, fumetti, politica, storia, arte, lettura. Laureato in Cinema e Teatro alla Sapienza di Roma, amo scrivere perché dopo un po', a furia di parlare, mi stanco di sentire la mia voce. "Io sono vivo, ma non vivo perché respiro, mi sento vivo solo se sfilo la stilo e scrivo." (cit.)

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