Parte giovedì 5 novembre la programmazione autunnale del Botanys Cocktail and Restaurant con il Botany’s Live Project: fino allo scoccare della primavera, lo storico locale di via Manzoni si trasformerà in luogo di sperimentazione musicale, offrendo ai propri clienti incontri con alcuni degli artisti più interessanti della scena musicale locale contemporanea.
La rassegna Botany’s Live Project è curata da Nello Leo, sin dal 1988 gestore di quello che è stato il primo cocktail bar del vesuviano, con la missione di portare la cultura del fine beverage a San Giorgio a Cremano; in collaborazione con Rossana Macario, Alfredo Pellegrino e Ciro Ranno.
Un locale totalmente trasformato, con una zona palco realizzata ad hoc per i concerti e gli spettacoli di cabaret (che a partire da dicembre ritorneranno ogni venerdì a riscaldare il pubblico del Botanys), accoglierà quanti sceglieranno il bistrot di via Manzoni come teatro delle proprie serate.
“Vogliamo offrire ai nostri clienti la possibilità di provare un’esperienza multisensoriale che coinvolga il gusto, con la nostra selezione di bevande e il nostro menù completamente rinnovato, ma anche l’udito e lo sguardo, dandogli l’opportunità, in una provincia sempre più povera di offerte culturali, di trascorrere una serata piacevole (da soli o in compagnia, poco importa) ascoltando un buon concerto o guardando uno spettacolo divertente” dichiara Nello Leo, patron del Botanys.
Ad inaugurare il ciclo di incontri musicali, Francesco Di Bella e il suo Ballads Caffè, progetto realizzato dalla storica voce dei 24 Grana insieme al chitarrista Alfonso Bruno (Songs of Ulan).
Come in un’intima conversazione melodica il duo Di Bella – Bruno propone una selezione di brani che da Elvis Costello approda fino a Paul Weller e ai Buzzcocks.
“La sensibilità di scrittura di Francesco Di Bella incontra così l’interpretazione, e ne nasce un confronto di stile e ispirazione con la riproposizione nella stessa chiave di brani dell’autore napoletano. Così la periferia di Napoli diventa quella di New York ,di Boston, di Chicago. Le voci e le melodie si fondono in un presente senza tempo dove trasversalmente si raccolgono echi di new wave inglese e alt-country americano, che come schegge lasciano aperte ferite e domande sul futuro della vera canzone pop perfetta”.
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