Pisa festeggia con Guglielmo Tell il compleanno bisestile del compositore pesarese.Al Teatro Verdi di Pisa, con la direzione di Carlo Goldstein e la regia di Arnaud Bernard, per la nuova coproduzione con il Circuito Lirico Lombardo
L’unicità di Rossini era iscritta già nella sua data di nascita, il 29 febbraio. Nel bisestile 2020, il Teatro Verdi di Pisa festeggia il compleanno “ritrovato” del genio pesarese, con l’opera con cui diede l’addio alle scene teatrali (1829), ma che sarà poi il titolo d’inaugurazione della prima stagione del Verdi di Pisa, già Regio Teatro Nuovo, nel 1867: Guglielmo Tell.
Storia del leggendario arciere svizzero, di un padre che nel pericolo riesce a salvare ciò che ha di più caro al mondo, Guglielmo Tell è anche la storia di un popolo che cerca la libertà e quella del più grande compositore del primo Ottocento che con questo canto del cigno si ritira dal mondo del teatro.
Dopo oltre cinquant’anni di assenza, Guglielmo Tell torna sulle scene pisane nell’onirica visione del regista francese Arnaud Bernard, per l’elegante direzione di Carlo Goldstein, alla testa dell’orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano. Un nuovo allestimento dei Teatri OperaLombardia, in coproduzione con il Teatro Verdi di Pisa.
Sul podio un cast giovane e dinamico che vedrà alternarsi nel ruolo del titolo Gezim Myshketa, già vincitore del 57° Concorso AsLiCo, e Michele Patti, a sua volta vincitore del Concorso Internazionale per Cantanti Lirici di Orvieto. Giulio Pelligra e Matteo Falcier vestiranno i panni di Arnoldo, mentre Barbara Massaro e Irene Savignano saranno rispettivamente Jemmy ed Edwige. Il terribile Gessler sarà interpretato da Rocco Cavalluzzi, mentre Matilde avrà le voci di Marigona Qerkezi e di Clarissa Costanzo.
L’immagine iniziale della scena di Arnaud Bernard riassume la sua idea drammaturgica: “Si apre il sipario ed entra un bambino in una sala borghese dell’Ottocento, con un tavolo riccamente addobbato per una cena imminente – commenta il regista – È solo, e sta leggendo un libro con molto interesse, rapito dalla favola medievale che divora voracemente, come i morsi di una mela: Guglielmo Tell”.
Carlo Goldstein celebra invece il Tell nel suo stupefacente finale: “Rossini forgia una cadenza che ha l’apparente semplicità che solo le invenzioni geniali hanno – aggiunge il direttore – una cadenza che conclude in modo trascendentale l’intera carriera del più grande operista europeo della propria generazione. Una cadenza che conclude senza concludere […] una descrizione dell’infinito che solo la musica può osare”.
Coproduzione Teatro Sociale di Como/As.Li.Co, Fondazione Teatro Ponchielli di Cremona, Fondazione Teatro Grande di Brescia, Fondazione Teatro Fraschini di Pavia, Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo, Fondazione Teatro di Pisa
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