L’artista Piero Figura, nato a Brindisi, cittadino Milanese da diversi anni, è un designer multidisciplinare che ama sorprendere con il suo ”teatro dell’infanzia”, quasi a invitarci ad evadere dalla più banale delle realtà. Le sue opere portano il visitatore in un mondo fantastico dove l’ironia abbraccia il decoro e dove la cultura delle masse si fonde al virtuosismo. La designer Rossella Bisazza sostiene che la decorazione coincida con una visione teatrale della scena e che racconti una storia, Piero Figura rappresenta perfettamente questo concetto. Con i suoi manufatti fantastici crea sogni surreali valorizzando l’espressività dei materiali utilizzati. Gioca con maestria con il tessuto, il vetro, il metallo, dalla carta all’oro conquistando molte tra le più illustri agenzie di moda e di design.
Nel XIX° secolo, in Gran Bretagna, operai industriali provocarono una significativa repressione. Danneggiando duramente le macchine di produzione e fermando volontariamente la riproducibilità tecnica, gli operai evolsero il loro stato da lavoratore subordinato a libero individuo. Questo atto ”performativo” sintetizza l’evoluzione di artisti e designer che hanno trasformato le loro opere in fondamenti di produzione industriale nell’epoca capitale, coese alla creatività autonoma del singolo. La pratica artistica, appropriandosi delle tecniche industriali, si trasformò, sempre di più, in un ibrido producendo artisti-designer e designer che diventano artisti. All’inizio del ‘900 con l’affermarsi della produzione meccanizzata iniziarono i primi esperimenti d’ibridazione. Marcel Duchamp con i suoi ready made trasformò oggetti di uso comune in oggetti di contemplazione eliminando la loro funzione di prodotti seriali a opere d’arte. Nel 1935 Fausto Melotti si avvicina al prototipo industriale, Lucio Fontana nel 1946 attraverso il suo Manifiesto Blanco propone un’arte innovativa a più dimensioni che include lo spazio e il tempo; Fontana collabora con Osvaldo Borsani, evento che aiuta a divulgare la progettazione applicata all’industria. In questi anni spicca, inoltre, il designer Marcello Nizzoli che da un passato legato alla pittura realizza dei prodotti industriali innovativi.
Anche le avanguardie futuriste contribuirono notevolmente alla procreazione del design, basta pensare al profondo legame tra architettura e pittura di Klee, Mondrian, Kandinskij e molti altri. Questa collaborazione tra arte e architettura non è sempre stata compresa: designer e l’artista sono di per sé due figure agli antipodi. L’artista dal canto suo realizza dei lavori unici con funzioni spesso politiche, mistiche e che non hanno la finalità di essere apprezzate dalla massa. Al contrario, il designer lavora per la massa, si basa sulla funzionalità e l’estetica. Munari affermò che il design non dovrebbe avere uno stile personale ma inventarne di differenti a seconda di quello che intende comunicare. A differenza dell’artista, che deve essere riconosciuto tramite il suo stile, gli obiettivi del designer sono capire la qualità del prodotto e trovare un’immagine che comunichi quella qualità. Non c’è dubbio che l’unione di queste due discipline non sia semplice, molti però con le loro produzioni e il loro ingegno hanno saputo eccellere contemporaneamente in entrambe. “L’arte è un’idea che ha trovato la sua perfetta espressione visiva. E il design è il veicolo con cui questa espressione è resa possibile” Paul Rand.
Piero Figura non imprigiona i suoi lavori nella loro condizione da ”oggetti di design”, preferisce renderli unici, eliminando la produzione in serie. Questo lo rende un designer inconfondibile. Celeberrime sono le sculture in vetro disegnate per Seguso. Tuttavia durante il corso degli anni non ha dimenticato il suo primo amore, ovvero quello della pittura. Le sue opere pittoriche eliminano una buona parte del decoro per giocare con nuovi elementi. Nella serie Lanzarote si avvicina alla natura, avvolgendo figure che ricordano cactus con drappeggi colorati, quasi a nascondere la loro vera natura e trasportandoci a nuove visioni di lettura. Le opere dell’artista infatti esaltano la fantasia irrompendo sulla monotona perfezione delle linee modernistiche del design contemporaneo. La mostra fa parte di Art Journey il percorso, curato da Giorgia Sarti – fondatrice di diverse Gallerie d’arte tra cui Whitelight Art Gallery – in collaborazione con Copernico che si sviluppa nell’organizzazione di mostre, eventi e iniziative culturali. Un riconoscimento del ruolo dell’arte e della creatività che va oltre le logiche note, verso una collisione tra due differenti linguaggi che genera una nuova dimensione, in cui l’impresa e il mondo del lavoro si arricchiscono di nuovi contenuti e di un moto creativo che porta innovazione e idee avveniristiche.
Arte come prezioso valore aggiunto al vivere quotidiano, che permette di approcciare temi trasversali ed eterogenei tra loro, creando un dialogo multidisciplinare a sostegno della crescita delle persone e delle imprese. Copernico amplia così gli orizzonti dell’esperienza lavorativa quotidiana aprendo i suoi spazi ormai da diversi anni all’arte e alla cultura. Allo stesso tempo, artisti e operatori dell’arte entrano in contatto diretto con il mondo dello smart working, all’interno di un’impresa aggregatrice di altre imprese e acceleratrice di innovazione, dialogando a stretto contatto con un pubblico aperto e in sintonia con i linguaggi propri dell’arte e della creatività.