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Colore e Luce

L’esposizione dal titolo “Colore e Luce”, che aprirà al pubblico dal 14 marzo, raccoglie intorno al tema del colore e della luce, il lavoro di tre autori, Vittorio Corsini, Rainer Gross e Rita Rohlfing, con una scelta di dieci opere tesa a svelare alcuni specifici valori di questi due elementi e a comprenderne la natura, interna all’arte stessa.
 
Autori ed opere sono selezionate con l’obiettivo di offrire ai collezionisti un approfondimento nel processo di scoperta degli autori di maggior valore nel panorama espressivo europeo, secondo una linea tracciata nelle passate stagioni dalla Galleria.
 
Vittorio Corsini (1956, Cecina)
All’interno della dimensione articolata del lavoro di Corsini, trova uno specifico tracciato un ciclo di opere dedicate al confronto espressivo tra colore e luce, iniziato negli anni ’80. Questo lavoro mirato, scandito nel tempo e da dimensioni variabili, in grado di occupare sia gli spazi pubblici – si pensi al polittico nell’Università Bocconi di Milano – che privati, indica una volontà di ricerca e di analisi condotta con insistenza all’interno delle grammatiche delle arti visive. L’obiettivo appare quello di sperimentare le infinite variabili scaturite dall’incontro di queste due componenti. Dalla dimensione operativa dello studio a quella degli spazi espositivi, si sviluppa un processo in cui ogni opera consegna una sua natura emozionale, non solo nel rapporto individuale con il fruitore ma, grazie all’estensione luminosa, anche nel dialogo con la dimensione ambientale.
 
Rainer Gross (1951, Colonia)
L’incontro con l’opera di Rainer Gross riconduce all’esperienza della pittura antica e alle tecniche di “strappo” e “’restauro” dei cicli di affresco, quando di esso vediamo la parte retrostante, contrassegnata dalla matericità frantumata del muro. La sensazione è di trovarsi dalla parte opposta dell’opera, nella condizione di presenza e di assenza. Partendo dalla affascinante condizione di una realtà estetica nascosta, Gross conduce un processo ricostruttivo sulla dimensione stratificata della pittura, come incrostazione di una materia in grado di parlarci della condizione epidermica del colore. La percezione estetica del suo lavoro segue l’insistenza e condivide l’accanimento di un procedere pittorico che ottiene senso e valore dalla lavorazione stessa, dal piccolo al grande, dalle opere su tela a quelle su carta, di ogni singolo frammento prezioso.
 
Rita Rohlfing (1964, Bad Oeynhausen)
Rita Rohlfing si muove nel territorio della sperimentazione applicata ad una accurata selezione di tecnologie e materiali industriali; si affida alle specificità tecniche dei supporti e alla composizione delle lastre di alluminio in fase di stampa fotografica, per poi affrontare le proprietà del plexiglas, di cui studia le specifiche possibilità di comunicazione estetica. Del plexiglas analizza la struttura, la composizione e la stratificazione per estrarre, per trasparenza, un sistema di variabili luminose. Si tratta di un percorso creativo in cui la sensibilità personale segue, in una prima fase, i processi di sperimentazione, per poi scegliere, tra i passaggi e le scoperte, le soluzioni rispondenti al piacere emozionale. Nulla appare evidente e dichiarato, ma si suggerisce una percezione tesa alla rilevazione di realtà spaziali immaginabili, reinventabili dalla sensibilità individuale.

Redazione CinqueColonne

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