Oro nero ai minimi storici. Da quando è iniziata la pandemia il prezzo del petrolio ha registrato un crollo senza precedenti. La ridotta richiesta per le diminuite esigenze e le scorte accumulate difficili da smaltire sono le cause principali. Pesanti ripercussioni anche sul mondo dei mercati finanziari con future in scadenza in netta perdita. Solo per le tasche degli automobilisti è cambiato poco, visto che il prezzo della benzina non ha subito grossi cambiamenti.
Prezzo del petrolio: le motivazioni del crollo
La scure del Covid 19 si abbatte anche sul petrolio. In tutto il mondo la maggior parte delle auto è ferma, in strada, o in garage, viaggiano in pochi e quei pochi sono troppo pochi per consumare le riserve di petrolio estratte dal sottosuolo. Così le sedi di stoccaggio raggiungono l’orlo e alcune compagnie in America, e non solo, sono costrette a fermarsi. Il forte divario tra l’abbondanza dell’offerta e la scarsità della domanda ha provocato una costante discesa del prezzo di vendita fino ad attestarlo al di sotto dello zero. In alcuni casi i rivenditori pagano per veder portato via il loro greggio: è la dura legge del mercato. Passando al mondo finanziario, anche qui la situazione è tutt’altro che rosea: i future sul Wti a breve in scadenza hanno perso più del 120% e nessuno vuole acquistarli. L’accordo tra i Paesi dell’Opec, cioè i Paesi esportatori di petrolio, di diminuire la produzione non è servito a evitare il peggio.
Nessuna differenza per le tasche degli automobilisti
La notizia sul crollo del prezzo del petrolio fa pensare subito a un conseguente calo del prezzo della benzina, suo diretto derivato. In realtà non è così. Da quando è iniziata la discesa del prezzo del petrolio, il carburante ha registrato solo una leggera flessione del suo prezzo, attestabile intorno all’8%. Uno scenario che, se da un punto di vista puramente logico, sembra assurdo, dall’altro è facilmente spiegabile. Il costo che l’automobilista sostiene ogni volta che fa sosta a un distributore di benzina è la somma di diverse voci: la prima è senz’altro la materia prima che ha un’incidenza minima, la seconda è l’accisa, l’imposta indiretta che pesa per il 50% sul costo finale, e la terza è l’iva, calcolata sull’insieme delle prime due voci. Si pensi poi che, i distributori di carburante hanno dei costi fissi da sostenere, tra cui quelli del personale. Mantenere entro certi livelli il prezzo li aiuta a garantire il servizio.
Il mondo capovolto
Ci voleva il Covid 19 per fermare le estrazioni di petrolio? Sembra proprio di sì. Uno scenario del genere non si era mai avuto e mai prima di oggi il costo del petrolio al barile era stato preceduto dal segno –. E pensare che negli ultimi anni il costo del carburante aveva inciso fortemente sul badget delle famiglie. Vero è che una diminuzione del prezzo del petrolio non corrisponde a una diminuzione del prezzo della benzina ma questa è una situazione d’emergenza e, quindi, temporanea. Cosa accadrebbe se, invece, si stabilizzasse? La pandemia ancora una volta ci mostra un mondo diverso, immaginabile solo agli ambientalisti più spinti. Un mondo dove tutto è possibile, anche che le trivelle si fermino.