La cultura tutta racchiude un forte potenziale anti-crisi. E’, di fatto, un elemento di sviluppo capace di creare occupazione altamente specializzata e di trainare un cospicuo indotto. Le scelte politiche fanno la differenza anche e soprattutto in questo ambito e le ultime in Italia costituiscono un vero e proprio attentato all’arte e all’economia.
All’interno di generali tagli alla cultura del nostro paese il Teatro ha subito nuovi affondi.
Col Mibact 2015 (D.M. 23-07-2015) sono stati fissati i nuovi criteri di classificazione delle Imprese private teatrali e decisi i contributi FUS (Fondo unico spettacolo) da assegnare loro.
550.000 euro sono stati tagliati ai teatri del Sud, il 30% in meno alla sola Napoli!
Su tutto il territorio sono 7 i Teatri Nazionali riconosciuti, 19 i TRIC (Teatri di rilevante interesse culturale) 24 i Centri di Produzione.
Al Sud e Isole un solo Teatro Nazionale riconosciuto, il Mercadante-San Ferdinando, contro i 3 del Nord e del Centro , 4 i TRIC e 5 i Centri di Produzione.
Tagli che affosseranno piccole e medie realtà teatrali, considerate più per i numeri che per la qualità che sanno esprimere. Tagli che azzereranno il prezioso lavoro indotto di costumisti, sarte, scenografi, truccatori e artigiani, indebolendo ulteriormente un’economia allo sbando.
Si è preferito accentrare le risorse favorendo una produzione per grandi numeri, spesso tranquilla, senza rischi né sussulti, a discapito della pluralità di voci e della ricerca, vera ricchezza e speranza del Teatro del futuro.
La richiesta di produrre per grandi numeri va, inoltre, a favorire la “stanzialità” annullando quasi del tutto il Nomadismo Teatrale in un contesto culturalmente pigro e non favorito dai mezzi di trasporto.
Il Sindaco De Magistris, insieme all’Assessore Daniele, ha scritto una nota di rammarico e di protesta al Ministro Franceschini. Atto apprezzato e dovuto ma, come fa notare Alessandro Toppi, attento critico teatrale, lo squilibrio al Sud è da addebitarsi alle politiche territoriali poco attente a tutelare e promuovere il grande patrimonio teatrale Napoletano.
Molti Teatri saranno costretti a chiudere o ad unirsi per sopravvivere, tanti e prestigiosi quelli non riconosciuti né finanziati.
In prima fila i tagli all’Icra Project di Michele Monetta, all’Elicantropo e al Bellini, riconosciuto come Centro di Produzione e che vanta, oltre ad un nobile Cartellone, l’Accademia non a pagamento diretta da Manfredini e uno spazio riservato al teatro e alla danza contemporanei.
A “Galleria Toledo” negata l’attribuzione di Centro d’Innovazione, il “Teatro Pubblico Campano” riconosciuto come Struttura Multidisciplinare ma perde il 30% dei fondi, a Luca De Filippo tagliati 100.000 euro.
Non ammessi ai contributi Augusteo, Cilea, Sannazaro, Totò, Tunnel Cabaret, Suoni e scene e “La scena napoletana” con Scarpetta, L. De Filippo, Moscato e Calvino.
Un’ecatombe!!!
Abbiamo avuto modo di parlare con Michele Monetta Presidente d’ICRA Project,(riconosciuta dal Ministero già dal 2001, ha dato lavoro in 16 anni di attività, a più di 130 persone) che ha presentato un programma per il triennio 2015-2017 in accordo e con protocolli firmati con Accademie e Università di Roma, San Pietroburgo, Londra, California, Tenerife, Bogotà, Vilnius e in collaborazione col Museo Archeologico di Napoli.
Unica Scuola di Mimo Corporeo in Italia e con sede a Napoli nonché attiva a Roma con l’Atelier di Commedia dell’Arte Contemporanea.
A Monetta abbiamo chiesto quale sia il suo sentire e come pensa di agire.
– “Cancellare e non ritenere di qualità il progetto da noi proposto è stato un gesto iniquo e maldestro di un Ministero che in Italia comincia a non avere più valore.
La percezione diffusa è quella di un Paese allo sbando e alla deriva. Come popolo eravamo un tempo promotori di arte e Cultura nel mondo, ora siamo una “espressione geografica”. La nostra anima si muove nel buio e sul cuore è calato un pesante sipario di velluto nero.
Non c’è solo l’Isis a distruggere memorie e futuro ma anche tecnocrati e scellerate scelte politiche. E’ chiaro che la legge è nata per tagliare il 30-40% delle strutture nazionali e del Sud soprattutto! E’ come per i Borghi antichi, si favoriscono gli Ipermercati e si cancellano le botteghe artigiane che creano lavoro e relazioni umane.
Cosa racconteremo alle strutture Nazionali e Internazionali nostre partners, che l’Italia è in piena barbarie ?
Non è nostra intenzione arrenderci! NON FERMIAMOCI E AGIAMO INSIEME!”