Cell Reports ha pubblicato i risultati di una ricerca che aggiunge un nuovo tassello alla comprensione dei meccanismi molecolari responsabili delle disfunzioni del tessuto adiposo, che rappresentano un importante fattore di rischio per la comparsa e la progressione del diabete tipo II. Il lavoro è stato coordinato dall’Istituto di genetica e biofisica ‘Adriano Buzzati-Traverso’ (Igb) del Cnr di Napoli.
Diabete di tipo II e insulino-resistenza
Un’alterata funzionalità del tessuto adiposo è, infatti, frequentemente accompagnata da una ridotta capacità dell’organismo di rispondere efficacemente all’ormone insulina, nota come insulino-resistenza, che precede l’insorgenza del diabete di tipo II. Lo studio si è concentrato, in particolare, sulla proteina PPARγ, che svolge un ruolo cruciale sui geni responsabili della formazione degli adipociti, le cellule capaci di rispondere all’insulina immagazzinando e metabolizzando i grassi: “Una ridotta capacità della proteina si associa a una ridotta capacità del tessuto adiposo di formare nuovi adipociti, determinando un’alterazione funzionale per cui i grassi assunti con la dieta si accumulano in altri tessuti, anziché nel tessuto adiposo, fino a provocare gravi forme di lipodistrofia, insulino-resistenza, obesità e diabete di tipo II”, spiega Valerio Costa, ricercatore Cnr-Igb.
Diabete di tipo II: la causa in una proteina
Lo studio ha dimostrato l’esistenza di una forma tronca della proteina PPARγ, denominata PPARγΔ5, che è incapace di attivare i geni e che interferisce con l’attività fisiologica della proteina. “In sostanza, elevati livelli di questa proteina tronca inibiscono la formazione di cellule adipociti sensibili all’insulina e riducono il metabolismo lipidico, potendo contribuire all’insorgenza delle alterazioni funzionali del tessuto adiposo e producendo effetti simili a molte malattie metaboliche”, prosegue il ricercatore. Lo studio ha, inoltre, rivelato che questa forma tronca di PPARγ è molto abbondante nel tessuto adiposo sottocutaneo umano in relazione all’indice di massa corporea (body mass index, BMI). PPARγΔ5 è cioè più presente negli individui obesi, i quali hanno un rischio maggiore di sviluppare insulino-resistenza e diabete di tipo II. Inoltre, i livelli sono più elevati proprio nel tessuto adiposo di pazienti con diabete II.
I risultati forniscono utili suggerimenti terapeutici. “La proteina tronca PPARγΔ5, data la sua capacità di interferire con PPARγ, è da tenere in seria considerazione nel caso di trattamento di pazienti con insulino-resistenza, diabete ed altre malattie endocrino-metaboliche, basati sull’induzione di PPARγ”.
Il lavoro è frutto della collaborazione di alcuni gruppi di ricerca napoletani e di due prestigiose Università europee, è stato condotto da Marianna Aprile con altri giovani collaboratori nel Laboratorio di Malattie Genetiche Umane diretto da Alfredo Ciccodicola, dirigente di Ricerca del Cnr-Igb. Hanno inoltre preso parte allo studio l’Istituto per l’endocrinologia e l’oncologia ‘Gaetano Salvatore’ (Cnr-Ieos), il Dipartimento di scienze mediche traslazionali (Dismet) dell’Università Federico II di Napoli, l’Istituto di scienza metabolica (Wellcome-Trust) dell’Università di Cambridge e il Dipartimento di medicina dell’Università di Lipsia.
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