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DONNE: PROBLEMI DI AUTOSTIMA? C’E’ LO PSICO-BURLESQUE!

Un'occasione. Un'opportunità. La psicoterapia unita alla sofisticata arte del burlesque aiuta molte donne a ritrovare la propria autostima e la sensualità mettendo in gioco se stesse. L'ideatrice di questo progetto è Luana De Vita.

Il potere del corpo si esprime attraverso il movimento, ogni atto è potenza e affermazione della propria esistenza. Per il grande filosofo Spinoza “l’idea della mente è il corpo”, quest’ultimo è il veicolo su cui si manifestano gli aspetti della personalità più reconditi di cui la mente è spesso esclusa. Cosa può dunque un corpo? A questa domanda risponde Luana De Vita, psicoterapeuta romana ideatrice dello psico-burlesque. Vi domanderete giustamente: cosa c’entrerà mai la psicoterapia con il cabaret e lo stripper? Scommetto che le donne non ci avevano mai pensato, ma la novità risiede propria nella relazione che viene a stabilirsi tra l’autostima e la consapevolezza di sé unita all’arte della seduzione; sedurre innanzitutto se stesse mettendo in gioco le proprie risorse, per scoprire e scoprirsi non solo fuori ma soprattutto dentro. Ed è questo l’obiettivo principale ai fini terapeutici, realizzare attraverso il movimento la propria potenza di essere femminile.

La psicologia di gruppo unita alla sofisticata arte del burlesque diventano uno strumento di auto percezione che consente la scoperta o la riscoperta della propria ironia, la riconquista della propria sensualità e dell’erotismo spesso non assiduamente coltivati a causa di lavoro e famiglia da porre in primo piano, ma anche a causa di un’immagine sociale e mediatica del corpo femminile storicamente determinata. Spiega la dottoressa De Vita: “ Il burlesque non vuole corpi perfetti, magri, tonici; pretende femminilità e piacere, divertimento ed espressione emotiva. Ci costringe ad essere altro da noi, dobbiamo scegliere un nome, un alter-ego, indossare una maschera che l’altra è in noi! Con piume, paillettes,reggicalze, corsetti e tutù ci rappresentiamo e ci misuriamo con il nostro corpo che non ci piace e con quella donna che pure conosciamo bene ,che è dentro di noi che deve dire tante cose che non gli abbiamo neanche mai permesso di bisbigliare: lo possiamo fare invece. E nei gruppi di psico burlesque lo facciamo ridendo”.

Mettersi in contatto con quella parte di sé spesso nascosta, rimossa perché sottovalutata e stereotipizzata come pornografica, ha reso le donne vulnerabili e tese a mostrare costantemente nella vita quotidiana solo alcuni aspetti del loro sé, trascurandone altri. Viene meno l’autenticità dell’essere donna nella vita, dell’esprimere se stesse nella totalità del proprio essere, non ci si spoglia più. Ci chiediamo da dove nasce questa idea e come prende letteralmente corpo. Dichiara De Vita: “ Ho incontrato tante donne nel mio studi, è proprio alle mie pazienti che devo questa idea. Non ci guardiamo più allo specchio con i nostri occhi ma con quelli degli altri, cercando di rispondere alle loro aspettative, così ci perdiamo, non riusciamo più a riconoscere i nostri desideri, la nostra identità”.  

Sono stati due giorni dedicati al workshop esperenziale di gruppo. Le donne si ritrovano insieme dalla mattina al pomeriggio. lavorano utilizzando metodi diversi come l’ipnosi e la psicologia cognitiva. Successivamente, le lezioni di burlesque alleggeriscono l’atmosfera perchè riproducono le dinamiche del gioco fra bambine migliorando l’autostima e la capacità di ironizzare su quegli aspetti del proprio corpo poco valorizzati. La rappresentazione “viziata” del corpo femminile e la sua simbolizzazione nell’immaginario colletivo e mediatico risponde ad un modo di vedere il mondo storicamente determinato dalla fisicità ove la soggettività tende a scomparire dietro l’ombra delle protuberanze. 
“Nella mia esperienza di psicoterapeuta le donne sono fin troppo impegnate sul fronte sociale famiglia-lavoro-figli, per cui finiscono col guardarsi e definirsi con uno sguardo esterno. Si guardano confrontandosi con i modelli che gli arrivano, cercando spesso di uniformarsi perdendo la loro vera natura femminile: le donne costrette dentro stereotipi si sono dimenticate quanta energia dia invece giocare con corsetti autoreggenti tacchi alti – ai quali hanno rinunciato – col proprio corpo insomma, senza che tutto questo sia per forza connesso con la bellezza femminile determinata dai canoni del consumo”.

Giulia Sangiuliano

Classe 1992. Psicologa, giornalista pubblicista e scrittrice di storie. Ama l'arte cinematografica e le serie TV. Le neuroscienze e la medicina i suoi interessi prevalenti.

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Giulia Sangiuliano

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