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DROGA, SOLDI E ALCOLISMO, L?ALTRA RUSSIA CHE NON VA IN STREAMING

Quando Putin non è impegnato a tirare i dadi del suo Risiko personale ha materiale sufficiente per non...

D’accordo, c’è da ammetterlo: l’economia russa degli ultimi quindici anni ha vissuto una stagione notevole. Il PIL della Federazione è cresciuto del 7% in media annua dal 1999 al 2008, galoppando la corriera delle esportazioni di gas, petrolio e metalli che da soli rappresentano l’80% dell’export made in Putin. Oggi la Russia vanta la nona economia al mondo, in Europa la sesta, e nonostante le previsioni più fresche mettano in guardia da un eventuale stallo legato ad un comparto industriale che necessita di ulteriori garanzie, ai piani alti della politica vige un discreto ottimismo. Niente male, vero? Vero, ma i numeri non dicono tutto, e le cifre importanti che annualmente la Russia sforna tradiscono una realtà al suo interno molto differenziata e spesso problematica.

Al netto di una crescita muscolosa e brillante, stimolata e goduta da una parte minima della popolazione, i problemi della Russia sono numerosi e tutt’altro che risolti. Un esempio? Quello delle disuguaglianze economiche, per dire: i super ricchi – pochi, astuti, mondializzati – sono sempre più distanti dai segmenti disagiati della società, aumentando l’ampiezza di una forbice che non divide più, semplicemente, “miseria” e “nobiltà”, ma separa le ville galattiche di Saint John’s Wood, Londra, dalla tossicodipendenza delle periferie moscovite o dall’alcolismo dilagante nel paese.

E ancora: il boom del listino immobiliare delle grandi città; il basso tenore di vita di un numero altissimo di persone; il terrorismo. Sono solo alcune questioni, ma forse già bastano. Le mosse geopolitiche di Putin soffiano  orgoglio nazionale sulle vele della Russia, ma la Federazione è un condominio pieno di storie meno gloriose, sceniche e vendibili delle parate in streaming, a muso duro, fatte in Crimea.

TENORE DI VITA La Russia è sterminata. La Federazione si estende per 17 milioni di km quadrati, abitati da 143 milioni di persone. Il tasso di disoccupazione è piuttosto stabile (marzo 2014, 5,6%), indice di un dinamismo del mercato che è riuscito a contagiare anche la società, offrendo opportunità di crescita per le persone. Vero. Il problema, però, è un altro,  cioè la distribuzione della ricchezza. Wealth-x ha condotto una ricerca pubblicata su Rossiyskaya Gazeta nella quale i miliardari russi sono al secondo posto nella classifica mondiale. Quanti sono? Pochi, e forse entrerebbero in un’aula magna: sono 97; detengono, tutti insieme, 380 miliardi di dollari. I russi che vivono al di sotto della soglia di povertà sono 18 milioni. Tutti insieme possiedono 12,4 miliardi di dollari. Pochi hanno tantissimo; tanti hanno pochissimo.

IMMOBILI La misura di come la società russa sia cambiata negli ultimi 20 anni ce la racconta (anche) il mercato immobiliare. Dopo il crollo del Comunismo lo Stato ha messo in vendita una quantità notevole di immobili, i quali sono stati fagocitati da chi, all’epoca, poteva vantare credito disponibile. In poco tempo nelle grandi città i prezzi sono esplosi; quelli delle case al centro di Mosca, ad esempio, sono aumentati di 10 volte negli ultimi 10 anni. Per capirci: 1 solo metro quadro di un appartamento residenziale può costare anche oltre 40 mila dollari. Il perché? Facile: chi compra c’è, anche a prezzi folli e fuori mercato. Il risultato è stata una migrazione urbana di persone che in breve tempo sono state costrette a cercare casa nelle periferie delle grandi città, dove sterminati complessi di cemento, tutti spigoli ed ex-classe operaia, giacciono coricati per lunghezze inimmaginabili. Prezzi modici? Si fa per dire: 5 mila dollari al metro quadro. Che fa, firma?

ALCOLISMO La Russia fa i conti anche con quanto beve. Secondo uno studio pubblicato dalla rivista The Lancet il 25% dei russi muore prima dei 55 anni, il 35% di questi per motivi legati all’alcolismo (patologie epatiche ma anche incidenti e violenze). La Russia è tra i 50 Paesi al mondo con l’aspettativa di vita più bassa, pari a 64 anni. La vodka, che in Russia batte ogni tipo di alcolico in quanto a diffusione, è bevuta in maniera significativa da 1 russo su 3. Il suo costo è accessibile: un litro 180 rubli, circa 3 euro e 50, e chi beve con regolarità fa registrare un consumo medio settimanale pari ad 1 litro e mezzo. Sono circa 2 bottiglie, cioè 1 ogni 3 giorni. Il consumo di alcool è aumentato in maniera esponenziale dopo il crollo del Comunismo.

DROGA La Russia è il Paese numero 1 al mondo per consumo di eroina. I consumatori sono 9 milioni, quasi tutti dipendenti endovenosi. L’utilizzo di droga, secondo il ministro della salute russo, è aumentato del 400% tra il 1992 e il 2002. Il mercato della droga muove soldi per oltre 7 miliardi di dollari annui. Secondo le Nazioni Unite ogni anno giungono in Russia 75 tonnellate di eroina provenienti da Tajikistan, Kyrgyzstan, Turkmenistan e Kazakistan. Le morti non sono trascurabili. Sono circa 100 mila i russi che annualmente muoiono per motivi legati alla droga. Recentemente, dati i costi non sempre accessibili dell’eroina, gli strati più poveri della popolazione hanno messo le mani su una nuova sostanza, il Krokodil: 10 volte più economico dell’eroina e 3 volte più potente. Ma soprattutto, fatto in casa. Codeina, benzina, olio industriale, detersivo, iodio. Poco più di 1 euro in siringa, preparazione sciocca e dipendenza immediata. I risultati sono devastanti. Solo l’1% di chi assume Krokodil riesce a smettere. Gli effetti sono come una granata che scoppia all’interno del corpo umano, scorticando i muscoli, ossificando braccia e gambe che si ricoprono di buchi e lacerazioni lasciando le carni vive a penzolare. Il governo ha cercato recentemente di arginare il fenomeno, imponendo la ricetta medica per l’acquisto di farmaci a base di codeina, ma nelle periferie, nelle province delle piccole farmacie distanti anni luce dalle metropoli, tutto sembra continuare. Che anche questa sia Russia non sembrano esserci dubbi. Sulla destinazione verso la quale viaggia, forse, qualcuno sì.

Eugenio D'Alessio

Napoli, luglio '87: due mesi prima gli Azzurri vincono lo scudetto, lui arriva in ritardo. Una laurea in Storia contemporanea, ma scopre che la Storia non si ripete. Poi redazioni, blog, libri, ciclismo, molti aerei, un viaggio di 10mila km in camper in capo al mondo. Per dimenticare quel ritardo, sta provando di tutto.

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