Montagna e mare, in quel paesaggio a strapiombo che è tipico della Costiera Amalfitana. Scendendo da Salerno per la strada statale 163, prima di arrivare ad Atrani/Amalfi c’è la direzione verso destra per Ravello e Scala. E’ dopo Amalfi venendo da Sorrento. Da Nord invece, attraverso il valico di Chiunzi, la direzione da seguire è Ravello e poi da lì Scala. Ma da qualunque parte si voglia arrivare, il paesaggio è sempre, incommensurabilmente, unico. L’ingresso, in salita, già avvisa il visitatore di essere in procinto di entrare nel paese più antico della costiera Amalfitana. Scala è costituita da sei contrade ossia piccoli e sparsi nuclei di case il cui punto accentratore è costituito quasi sempre da una chiesa: Centro, Minuta, Pontone, Campidoglio, Santa Caterina e San Pietro. Il toponimo Scala deriverebbe dalla conformazione del terreno, quasi tutto in pendio e coltivato a gradini, interno alla vallata scavata dal torrente Dragone. E come ogni paese che si rispetti anche Scala ha la sua leggenda di fondazione strettamente legata all’Impero Romano. Secondo il Chronicon Amalfitanum, un gruppo di famiglie patrizie romane, intorno al 339 d.C., per una improvvisa tempesta si rifugiarono, nella rotta tra Roma e Costantinopoli, in questi territori fondando così Amalfi, Ravello, Scala ed altri paesi della Costiera. Scala era facile da proteggere ma molto difficile da espugnare: addossato a monti alti e scoscesi, il paese è protetto ad est dal promontorio di Ravello. Nel corso della massima espansione della città di Amalfi poiché non era possibile creare nuovi rioni o borghi nei pressi immediati della città , gran parte della popolazione in eccesso si stabilì in questi paesi satelliti. Distrutta e saccheggiata più volte, prima nel 1073 da Roberto il Guiscardo, signore di Salerno, poi da i pisani nel 1137 ed ancora nel 1283 durante i cosiddetti Vespri, Scala ebbe il suo exploit nel Settecento ed Ottocento quando divenne una tappa obbligata del Grand Tour in voga tra gli intellettuali di quell’epoca soprattutto per i suoi paesaggi e le sue numerosissime chiese. Ancora oggi questi paesaggi sono indescrivibili: salendo su a Contrada Campidoglio ci si trova ad un certo punto su di una scalinata che sale verso il punto più alto della montagna offrendo uno scenario strepitoso su Amalfi. Anche raggiungere il paese attraverso le gole del Dragone può essere un’avventura unica. Ma oltre che per le bellezze naturali, il territorio è noto anche per le numerose memorie religiose costituite da antichi insediamenti rupestri, abitati un tempo da santi monaci eremiti che vivevano secondo una regola ispirata agli insegnamenti di San Basilio. Il paese è stato sede vescovile dal 987 al 1818 ed oggi ha riacquisito la titolarità vescovile. E’ importante sapere che nel momento di massima floridezza e splendore si contavano nella zona centrotrenta chiese e trenta parrocchie oltre che un importante numero di monasteri. Tra le tante strutture religiose bisogna ricordare, in Centro, il Duomo o Cattedrale di San Lorenzo Martire, in stile romanico, dall’imponente facciata assoggettante la piazza. I caratteri sono quelli tipici dell’architettura romanica come la pianta a croce latina e le arcate a tutto sesto che scandiscono le tre navate. La facciata nella parte superiore ospita una scultura medievale ed un bassorilievo rappresentante la Madonna, San Pietro e San Giacomo Apostolo con piccoli stemmi della famiglia Frisara che nel Trecento provvide a ampliarla a proprie spese con la creazione della Cripta gotica sotto il transetto. La navata centrale ed il transetto sono ornati sul soffitto con tele dipinte da Antonio Cacciapuoti e con decorazioni di Giovanni De Simone. In fondo alla navata mediana sono ancora visibili i resti di un interessante pavimento maiolicato del 1853 con al centro un grande stemma della città . Splendida è la cripta a due navate divise da quattro colonne che sorreggono volte a crociera e a sesto acuto: all’interno da ammirare il gruppo ligneo della Deposizione costituito dalla Vergine e da San Giovanni Evangelista con al centro un crocifisso ligneo del XIII secolo molto venerato in costiera. Da vedere anche la tomba di Marinella Rufolo in stucco policromo conservato sempre nella cripta. Nel tesoro della Cattedrale è conservata una preziosa mitra vescovile ed un calice d’argento. Al centro di Scala da visitare sono anche il Protomonastero del SS. Redentore, il Palazzo Mansi-D’Amelio dalla struttura medievale, l’ex palazzo vescovile adiacente al Duomo e la Grotta di Sant’Alfonso, piccola cappella a unica navata che racchiude la roccia nuda della grotta nella quale apparve la Madonna al Santo Dottore della Chiesa. Il Protomonastero fondato nel 1634 fu in origine un conservatorio per le giovani scalesi e successivamente monastero di clausura delle Visitandine. Con l’arrivo a Scala di Sant’Alfonso (Alfonso Maria De’ Liguori) e l’incontro con la Venerabile Suor Celeste Crostarosa, il monastero assunse il titolo del SS. Redentore. Era il 1750. Nella chiesa adiacente al monastero è conservato un pregevole tabernacolo in ottone raffigurante lo stemma dei Redentoristi. Per quanto riguarda il Palazzo Mansi D’Amelio, rimaneggiato nella facciata in stile neoclassico nel tardo 1700, mantiene ancora elementi e strutture del Medioevo come il cortile, rappresentando a pieno la Domus nobile di Scala. Di proprietà della famiglia Mansi anche l’ex palazzo vescovile di cui resta il cortile interno con il loggiato a due piani e l’interessante pavimento in maiolica della Cappella Ovale
Il consiglio per tutti i visitatori ed i viaggiatori che si avvicinano al territorio di Scala è quello di approfittare dei percorsi naturalistici sia di breve che di lungo tratto: percorrendo le pendici del suo territorio, ad ogni passo, ad ogni svolta, ad ogni spostamento di sguardo si aprono panorami unici che attirano turisti e affascinano artisti e scrittori. Punta d’Aglio, il Parco del Monte di Pontone, la valle delle Ferriere, S. Maria dei Monti, la Grotta di Scala sono alcuni dei percorsi da intraprendere. In particolare la Valle delle Ferriere rappresenta un ecosistema unico di grande valore scientifico e fascino naturalistico. Si estende su una superficie di 455 ettari, tra le montagne di Scala, al confine tra Amalfi ed Agerola. Protetta a nord da alti costoni rocciosi ed esposta prevalentemente a sud, attraversata dal fiume Canneto ha conservato una situazione ambientale caratterizzata da elevata umidità associata a ridotte escursioni termiche. E proprio lungo il Canneto si scoprono i caratteri naturali di un’ epoca remota, di quando nell’Italia Meridionale c’erano le condizioni climatiche tipiche delle regioni tropicali ed una vegetazione ormai scomparsa ricopriva l’intera Costiera. Una specie vegetale relitta risalente al terziario (qualche milione di anni fa), la Woodvardia Radicans, felce termofila, ha trovato in questa valle le condizioni necessarie alla sua sopravvivenza. E’ possibile ammirare inoltre specie animali particolari la salamandrina dagli occhiali, il tritone italiano, l’orbettino, l’arvicola, la volpe, il gheppio, la poiana ed anche la lontra. Tre sono i percorsi per arrivarci: da Pontone in un cammino ricco di monumenti e di suggestioni medioevali; da Campidoglio attraverso un sentiero lungo e faticoso che permette di godere di una indescrivibile immagine aerea della costiera dalla località di Punta d’Aglio e di incontrare in fondo alla valle, ad una quota più alta prima di iniziare la discesa, nuovamente il fiume Canneto con splendidi fenomeni di ruscellamento e fantastiche cascate; da Amalfi risalendo la valle dei Mulini dove si incontrano i resti delle antiche cartiere nelle quali si produceva, fin dal XII sec. la famosa” carta bambagina”. L’economia di Scala è caratterizzata dalla coltivazione dei castagni che ricoprono le pendici dei Monti Lattari. La sagra delle castagne è uno degli appuntamenti più attesi in Costiera. I terrazzamenti, o meglio le “scale” a vigneti ricoprono i fianchi scoscesi della collina, per fare un vino che ha recentemente ottenuto la Denominazione di origine controllata. Tipici poi sono anche i liquori prodotti artigianalmente come quello alle more, alle fragoline di bosco, al finocchietto e alle erbe. L’attività boschiva poi è sempre stata molto importante per gli abitanti e l’economia di Scala soprattutto perché con quella legna costruivano le potenti navi amalfitane usate prima per le battaglie e poi per scambi commerciali. Probabilmente Scala sarà anche poco conosciuta tra i paesi della Costiera ma senza dubbio merita una visita.
Fioravante Conte
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