C’è un robot industriale ogni 62 dipendenti manifatturieri: è questa la proporzione che emerge dalla ricerca “ADP 5.0: come la digitalizzazione e l’automazione cambiano il modo di lavorare”, condotta da The European House – Ambrosetti, per conto di ADP Italia – branch italiana della multinazionale americana ADP quotata al Nasdaq e leader mondiale nell’human capital management – che quest’anno festeggia i 50 di presenza operativa nel nostro Paese.
ADP è attivo in Italia dal 1967 e conta oggi 820 dipendenti, cinque sedi – Milano, Torino, Bologna, Roma e Bari – un fatturato che nel 2016 ha raggiunto i 112 milioni di euro – di cui l’8% reinvestito in Ricerca e Sviluppo – e oltre 1100 aziende clienti tra i quali annovera la maggior parte dei grandi Brand italiani e internazionali.
“In 50 anni ADP Italia è passata dal calcolare i cedolini tramite le schede perforate, all’invio immediato della busta paga su smartphone – dichiara Virginia Magliulo, General Manager di Adp Italia – Questo è solo uno dei mille esempi che potremmo fare per illustrare quanto il panorama tecnologico abbia cambiato il mondo del lavoro. Sicuramente l’era digitale e la robotizzazione muteranno ancora di più la vita dei lavoratori, fino ad arrivare alla piena integrazione tra uomo e tecnologia, in uno scenario in cui uomo e macchine lavoreranno insieme. Questa ricerca condotta per festeggiare i nostri 50 anni in Italia, vuole porre l’attenzione sulle opportunità che robot e digitale apporteranno, nella consapevolezza che la tecnologia nelle sue svariate declinazioni creerà un nuovo modo di concepire il lavoro”.
La ricerca evidenzia come nell’ultimo decennio si sia assistito a profondi cambiamenti nello scenario competitivo internazionale, non solo per gli effetti indotti dalla crisi finanziaria globale sul fronte economico e commerciale, ma anche per l’avvento – e la crescente disponibilità a prezzi competitivi – delle nuove tecnologie digitali e per il cambiamento delle abitudini di consumo del cliente. Digitalizzazione (se nel 2000 solo il 25% dei dati era archiviato in formato digitale, nel 2007 questa percentuale ammontava al 97%), robotica e automazione possono essere degli strumenti-chiave per accompagnare la trasformazione delle imprese.
Questi fenomeni hanno (e avranno) un impatto di rilievo sulle dinamiche competitive e organizzative delle imprese, in particolare nell’ambito della quarta rivoluzione industriale e dell’adozione delle tecnologie abilitanti che la caratterizzano. Solo in Italia, a fine 2016 il mercato dell’Industria 4.0 ha raggiunto il valore di 1,83 miliardi di Euro (in crescita del 18,2% rispetto all’anno precedente e con un’incidenza del 44% per i prodotti e servizi ICT) e nel primo trimestre del 2017 la domanda di prodotti e soluzioni digitali 4.0 è aumentata tra il 10% e il 20%, con aspettative di mantenere una dinamica sostenuta per l’intero anno (fonte: rilevazioni Assinform).
Il passo successivo è verso l’“Industria 5.0”. L’Industria 5.0 può essere intesa come paradigma evolutivo verso la piena integrazione tra uomo e tecnologia, in uno scenario in cui non vi sarà più la distinzione tra mondo virtuale e fisico, dato che uomo e macchine lavoreranno insieme. Infatti il dialogo uomo-macchina in chiave collaborativa, distribuita e orientata alla personalizzazione del servizio sembra connotare la futura evoluzione dell’attuale quarta rivoluzione industriale.
La continua evoluzione tecnologica e le numerose funzioni delegabili alle macchine potrebbero far pensare che sia vicino l’avvento della sostituzione dell’uomo con la macchina, mettendo a rischio milioni di posti di lavoro, rimpiazzati da robot. In realtà, la tecnologia nelle sue declinazioni più innovative abilita un nuovo modo di concepire il concetto stesso di lavoro, indipendentemente dal settore di attività o dalle mansioni svolte.