Una spiccata sensibilità per le ingiustizie sociali: possiamo definire così la cultura woke? La risposta è piuttosto complessa. Il termine woke, nel corso degli anni, si è trasformato fino quasi a diventare il suo contrario. Per capire quale viaggio abbia compiuto possiamo partire dalle ultime dichiarazioni del miliardario Elon Musk.
Elon Musk e la cultura woke
In una recente intervista, il patron di Tesla e X ha ribadito il suo rifiuto per la cultura woke, responsabile di aver ucciso suo figlio Xavier. Il figlio di Musk, in realtà, è vivo ma non si chiama più Xavier bensì Jenna da quando ha compiuto il suo percorso di transizione di genere.
Secondo Musk, la figlia sarebbe stata condizionata in questa scelta da una mentalità che tende a empatizzare troppo con persone ritenute svantaggiate fino a diventare una di loro.
Opinione, la sua, largamente condivisa dal mondo conservatore e per capire come si è arrivati qui bisogna fare un passo indietro.
Ingiustizie sociali: cos’è la cultura woke
Il termine woke è il corrispettivo vernacolare dell’aggettivo “awake”, “sveglio”. Il vero significato, in realtà, è consapevole e sempre in guardia. Esprime, infatti, quell’atteggiamento per il quale si è consapevoli delle ingiustizie sociali verso categorie di persone considerate minoranze e si è sempre in allerta per contrastarle.
Il termine woke si è particolarmente diffuso con il movimento “Black lives matter” e nel 2017 è entrato nel dizionario della lingua inglese.
Oggi, i woke sono coloro che fanno attivismo in campo sociale in aiuto di persone socialmente più deboli pur non appartenendo a tali categorie. Per intenderci, sono persone bianche che manifestano contro il razzismo; sono cisgender ed eterosessuali che manifestano in strada per i diritti della comunità LGBT, per la parità delle donne, e promuovono un linguaggio inclusivo; sono persone agiate che combattono per coloro che sono in stato di povertà.
I woke sono intolleranti?
Come spesso accade, il dibattito sociale è diventato politico. Oggi i woke non si definiscono più tali. Al contrario il termine è per lo più utilizzato dai detrattori di tale cultura. Parliamo della destra conservatrice che vede nella cultura woke come una deriva pericolosa della sinistra. Secondo i conservatori, la vicinanza a certe frange della popolazione tradirebbe un atteggiamento intollerante e censorio verso coloro che non condividono la loro stessa visione del mondo. Da qui a utilizzare il termine woke per ridicolizzare e sminuire il movimento il passo è stato breve.
Secondo alcuni esperti, la cultura woke avrebbe generato il fenomeno della cancel culture. Quel fenomeno, cioè, per il quale si intervenire sul linguaggio in tutte le sue forme (anche quello cinematografico) per eliminare ogni traccia di discriminazione.
A dirla tutta, il dibattito sull’ortodossia del movimento woke è aperto anche in ambito della sinistra. Anche il mondo progressista ha, infatti, iniziato a manifestare preoccupazione per un atteggiamento che, seppur nato per sconfiggere l’intolleranza verso certe persone, è diventato esso stesso intollerante verso chi non condivide le stesse idee.
In copertina foto di Markus Winkler da Pixabay