La nuova riforma della giustizia tanto attesa ha ricevuto negli ultimi giorni un’accelerata davvero impressionante. Qualcuno ha detto che questa riforma, che porta la firma del ministro della giustizia Pietro Nordio, sia un omaggio allo scomparso Silvio Berlusconi che tanto l’aveva caldeggiata.
In realtà la riforma è stata pensata e redatta per rendere effettivi alcuni dei punti programmatici del governo di Giorgia Meloni in tema di giustizia: via il reato di abuso d’ufficio, una stretta non tanto sull’uso quanto sulla divulgazione delle intercettazioni ed una tipizzazione più stringente del reato di traffico d’influenze sono i pilastri di questa nuova riforma della giustizia.
Codice penale, codice di procedura penale ed altre norme generali dell’ordinamento giudiziario saranno toccati dalla riforma e l’intendo è quello di farne scaturire una giustizia più giusta che persegua i rei ma non perseguiti gli indagati.
La nuova riforma della giustizia
Sicuramente eliminare il reato di abuso d’ufficio incontra le desiderata di una buona parte degli amministratori pubblici che vedono allontanarsi un poco la perenne spada di Damocle che pende su ogni azione posta da loro in essere. Tutto a patto che questa deregulation non significhi mollare i controlli sugli esercenti la cosa pubblica ma evitando azioni proditorie.
Per le intercettazioni la querelle è ben nota e non si mette in dubbio l’efficacia del loro utilizzo in indagini di mafia o similari. Si vuole che non se ne faccia un uso indiscriminato. Soprattutto non si usino i contenuti delle stesse per stralciarle ad uso e consumo di una parte e comparenti magicamente sulle colonne dei giornali.
Riforma e informazione
Giornalisti che, anche attraverso l’Ordine, fanno sentire la loro voce paventando una restrizione del diritto di cronaca. Chi svolge questa professione in scienza e coscienza spera abbia fine il legame tossico fra ambienti giudiziari e ambienti dell’informazione. Questo produce solo il solito mostro da sbattere in prima pagina. Con buona pace dei diritti dei cittadini ad essere preservati nella loro innocenza fino al terzo grado di giudizio.
L’ultima stretta, che va nello stesso senso ora descritto, è quella sulle informazioni di garanzia dove si paventa l’imposizione del segreto per garantire i diritti dell’indagato consentendo ai legali di conoscere meglio le accuse prima di finire in pasto al tritacarne mediatico.
Intervista a cura di Serena Bonvisio
Foto di Tingey Injury Law Firm su Unsplash