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Lavoro domestico: le criticità del green pass

Quali sono le criticità sul green pass rilevate nel campo del lavoro domestico

E’ entrato in vigore il Decreto Legge 127/2021, che dispone l’obbligo del green pass nei luoghi di lavoro o la regolarità della certificazione sanitaria sia per i dipendenti pubblici che privati e riguarda anche i lavoratori domestici. Per Nuova Collaborazione – Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico firmataria del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro sin dal 1974 – quella sul green pass è una norma di buon senso, a tutela della salute collettiva, che al contempo sostiene la ripresa del lavoro e dell’economia e, nel caso del lavoro domestico, anche la famiglia.

Ci sono tuttavia delle criticità legate al provvedimento emanato che non si adatta per alcuni aspetti al lavoro domestico.

Pertanto, Nuova Collaborazione sollecita il governo a definire meglio l’attuazione del decreto per questo tipo di rapporti di lavoro. «In questi giorni riceviamo molte richieste di chiarimenti – spiega l’avvocato Filippo Breccia Fratadocchi, vice presidente di Nuova Collaborazioneperché le persone hanno molti dubbi».

Il primo riguarda chi ha badanti conviventi che non vogliono vaccinarsi. La sospensione dal lavoro comporta la perdita dello stipendio ma il Decreto Legge non prevede l’allontanamento dall’abitazione, non essendo concepito per un contesto domestico-abitativo. «Se il lavoratore sospeso si rifiuta di lasciare l’alloggio di servizio, il rischio di contagio resta pressoché inalterato» spiega l’avvocato Breccia. «Chi si occupa della cura dei nostri anziani o dei bambini ha molto potere contrattuale perché privarsi della loro collaborazione dall’oggi al domani significa trovarsi in seria difficoltà, specie nei casi di assistenza a persone non autosufficienti.

Come rappresentanti delle famiglie datrici di lavoro siamo favorevoli al Green Pass perché la salute della categoria che rappresentiamo ha la priorità ed è questa la ragione principale per la quale riteniamo che il lavoratore sprovvisto della certificazione sanitaria sia tenuto a rilasciare l’alloggio di servizio su richiesta del datore di lavoro, anche per renderlo disponibile per un eventuale sostituto. Ai nostri associati diciamo di insistere nel pretendere il Green Pass, perché, se inadempienti, oltre al contagio rischiano anche la multa».

Non solo. L’Associazione sottolinea anche che l’assenza del Green Pass non può comunque essere considerata una giusta causa per il licenziamento. «Nel lavoro domestico, infatti, il licenziamento è sempre possibile pagando il preavviso, ma la mancanza della certificazione sanitaria non deve essere indicata come motivo del licenziamento Il vaccino è un gesto essenziale per tutti, ma ancora di più per chi ha contatti con persone fragili. Sono ancora troppi i collaboratori domestici non vaccinati. Abbiamo riscontrato grande preoccupazione, soprattutto in alcune comunità di lavoratori: alcuni di loro temono più il vaccino del virus» conclude Breccia.

In copertina foto di Julio César Velásquez Mejía da Pixabay

Leonardo Olcesi

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