Quali sono gli strumenti che la legge 3/2012 prevede per superare il problema del sovraindebitamento di famiglie e imprese
La crisi economica innescata dalla pandemia da Covid 19 ha generato un diffuso problema di sovraindebitamento. Secondo i dati ISTAT il fenomeno riguarda 2,7 milioni di famiglie italiane e il 45% delle piccole e medie imprese italiane che rischiano il fallimento. Uno scenario per molti versi simile a quello che scaturì più di dieci anni fa con la crisi economica del 2007. La mancanza di liquidità e l’incapacità di assolvere ai propri obblighi finanziari provocò una lunga scia di suicidi tra gli imprenditori, soprattutto i più piccoli. Nel 2012 il governo approvò una legge per risolvere le crisi di liquidità dei debitori attraverso un nuovo concordato. Dopo nove anni dall’entrata in vigore, la legge 3/2012, conosciuta anche come legge salva suicidi, è ancora sconosciuta a molti imprenditori.
Ce ne parla Gianmario Bertollo, fondatore di Legge3.it, l’unica realtà presente in tutte le regioni italiane, specializzata in questo settore.
Dottor Bertollo, quante richieste di aiuto avete ricevuto dagli inizi del 2020 a oggi? Quante in più rispetto agli anni precedenti?
Attualmente ci arrivano, attraverso vari canali, circa 1.200 richieste al mese, circa il 50% in più dei periodi ante pandemia. La grande differenza è, però, il fatto che oggi molte più persone decidono di agire prima che sia troppo tardi, perché si rendono conto che la situazione è gravemente compromessa. Stiamo parlano di circa il 150% in più dello scorso anno.
Quali sono le cause principali di indebitamento oggi?
Bisogna individuare due grandi gruppi distinti. Il primo vede piccoli imprenditori o ex imprenditori, in difficoltà già dagli anni post crisi 2008, che hanno dovuto indebitarsi con le banche e lo Stato, non pagando tasse e imposte. Per chi stava uscendo da quella crisi è arrivato poi il Covid che sta dando il colpo di grazia a migliaia di attività.
L’altro gruppo sono i consumatori privati che negli anni 2005/2008 sono stati iper-finanziati dal sistema bancario col miraggio dell’acquisto della casa. Non riuscendo poi a pagare le rate hanno continuato a indebitarsi con le società finanziari a tassi elevatissimi.
Potete individuare un settore o un tipo di attività che più di altri si è indebitato maggiormente?
In verità, non ci sono settori maggiormente colpiti, perché per ogni attività esiste un indotto che arriva fino al consumatore finale. Per esempio, un ristorante chiuso ha effetti negativi su fornitori, affittuari, imprenditori, dipendenti che non consumeranno più come quando le cose andavano bene, e si arriva a sentirne gli effetti anche sul settore auto o abbigliamento. Ovviamente, in questo periodo le attività che più richiedono la nostra consulenza sono quelle che sono state più penalizzate dalle chiusure dovute alla pandemia, quindi ristorazione, bar, locali da ballo, alberghi, ma anche negozi di abbigliamento e i lavoratori dello spettacolo.
La Legge 3 è nata nel 2012 in risposta alla crisi economica del 2008 che ha avuto una scia lunghissima. Secondo la vostra esperienza quanto sarà lunga invece la scia provocata dalla pandemia?
Nell’anno peggiore della crisi precedente, il 2009, il Pil ebbe un calo del 5%, mai più recuperato fino al 2020, quando il Pil è sceso del 10%. Questi numeri da soli ci possono far capire cosa ci aspetterà nei prossimi anni. Credo che avremo come minimo un altro decennio in cui dovremo occuparci degli effetti su famiglie e imprenditori della gestione della pandemia, che non è solo un’emergenza sanitaria, ma anche (e, in futuro, soprattutto) economica.
In copertina foto di Steve Buissinne da Pixabay
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