Il termine napoletano “legnasanta” si riferisce al frutto del cachi, noto scientificamente come Diospyros kaki. Questo frutto, originario dell’Asia orientale, è stato introdotto in Europa nel XIX secolo, diffondendosi rapidamente in diverse regioni italiane, tra cui la Campania.
Origine del termine “legnasanta”
L’espressione “legnasanta” deriva dalla tradizione popolare napoletana. Tagliando il frutto del cachi in senso longitudinale, si può osservare una formazione biancastra al centro, chiamata placenta, che con un po’ di fantasia ricorda la figura di Cristo sulla croce. Questa somiglianza ha portato la popolazione locale a denominare il frutto “legnasanta”, ovvero “legno santo”, in riferimento al legno della croce.
È interessante notare come una denominazione simile esista anche in altre lingue. Ad esempio, in spagnolo il cachi è chiamato “palo santo”, che tradotto significa “legno santo”. Questo parallelismo suggerisce una possibile influenza culturale reciproca tra le due lingue.
Caratteristiche del cachi e diffusione in Campania
Il cachi è un albero che può raggiungere altezze considerevoli, con foglie coriacee e frutti di colore arancione intenso. La polpa è dolce e succosa, rendendolo un frutto molto apprezzato nel periodo autunnale. In Campania, la coltivazione del cachi ha trovato terreno fertile, soprattutto nelle province di Napoli e Caserta. Il clima mite e il terreno fertile hanno favorito la diffusione di questo frutto, che è diventato parte integrante della tradizione culinaria locale.
Usi tradizionali e credenze popolari
Oltre al consumo fresco, il cachi è stato utilizzato in diverse preparazioni gastronomiche. Ad esempio, in alcune zone della Campania, la polpa del cachi viene utilizzata per preparare dolci tradizionali o conserve. In passato, era comune appendere i frutti in grappoli, chiamati “piennoli”, sui muri esterni delle case per favorirne la maturazione e poterli consumare gradualmente durante l’inverno. citeturn0search4
Una curiosità legata al cachi riguarda una credenza popolare secondo la quale, tagliando a metà il seme del frutto, si potrebbe prevedere l’andamento del clima invernale. La forma interna del seme, infatti, può assumere l’aspetto di una posata: se somiglia a un cucchiaio, si prevede un inverno nevoso; se a una forchetta, un inverno mite; se a un coltello, un inverno freddo e tagliente. citeturn0search8
Esempio di cultura popolare
Il termine “legnasanta” rappresenta un esempio di come la cultura popolare possa influenzare la denominazione di un frutto, legandolo a simbolismi religiosi e tradizioni locali. Il cachi, con la sua dolcezza e le sue peculiarità, ha trovato nella lingua napoletana un nome che riflette la devozione e l’immaginario collettivo della popolazione campana.
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