Dalla Gran Bretagna arriva una notizia fra il curioso e lo speranzoso. E’ palese che alcuni alimenti, presenti nelle nostre diete quotidiane, possano influire sullo sviluppo o sulla cura di alcune patologie. Naturalmente, nessuno mai si sognerà di sugggerire, in maniera fallace, di curarsi con il bicarbonato piuttosto che con l’acqua di cottura delle verdure o le bucce della frutta.
Dunque la notizia è che le melagrane potrebbero, in qualche modo, contribuire a curare efficacemente e contrastare lo sviluppo del morbo di Alzheimer.
L’Alzheimer, oggi, colpisce circa il 5% delle persone con più di 60 anni e in Italia si stimano circa 500mila ammalati con migliaia di nuovi casi diagnosticati ogni anno. Non vi è ancora alcuna cura per la malattia, ma la punicalagina della melagrana potrebbe prevenire o rallentare il suo sviluppo.
La svolta chiave, negli esperimenti di laboratorio, sta dimostrando che la punicalagina – che è una forma di composto chimico, un polifenolo – scoperta nel frutto del melograno, è in grado di inibire l’infiammazione nelle cellule cerebrali specializzate conosciute come micrologia.
Gli scienziati, sia dalla Gran Bretagna si dalla Germania dove le ricerche universitarie stanno trovando applicazioni in composti farmaceutici, si afferma che “i prodotti a base di succo che sono al 100 % di melagrana contengono circa il 3,4 % di punicalagina e sappiamo che l’assunzione regolare e il consumo regolare di melograne ha un sacco di benefici per la salute – compresa la prevenzione della neuro-infiammazione correlata alla demenza”.
Noi rimbalziamo la notizia con la speranza che domani questa possa essere da prodromo a sviluppi scientifici validi ai fini della cura della malattia, ma sappiamo e siamo convinti che con la salute non si scherza e nemmeno si può contare su questo per qaulche click in più; lo facciamo solo perchè a volte anche una speranza è un valore.