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Ricordi persi non …così persi

I ricordi perduti attraverso amnesia sono stati recuperati dagli scienziati attivando le cellule cerebrali usando la luce. Quando impariamo qualcosa, gruppi di neuroni nel cervello rafforzano le loro reciproche connessioni fissando ricordi duraturi.

O almeno questa è la teoria. Susumu Tonegawa ed i suoi colleghi del Massachusetts Institute of Technology hanno deciso di metterlo alla prova. Il team ha sviluppato una tecnica intelligente, chiamata optogenetics, per etichettare selettivamente i neuroni che rappresentano ciò che è noto come immagini mentali di tipo particolare, chiamate engram, in altre parole, le cellule cerebrali coinvolte nella formazione di una memoria specifica. I ricercatori hanno individuato l’omologo nel genoma del topo ottenendo così la clonazione in tutti i loro neuroni.

Per osservare così intimamente il neurone senza perturbarlo, influenzarlo o danneggiarlo, gli scienziati hanno sviluppato un modello nel quale le molecole di RNA messagero (mRNA) sono state “colorate” con un reagente fluorescente. Quando i neuroni reagiscono di conseguenza  come si forma un ricordo nel cervello, producono proteine rosse visibili al microscopio, permettendo ai ricercatori di dire che le cellule erano parte dell’immagine. Hanno anche inserito un gene che crea neuroni OGM che si illuminano come il fuoco quando viene illuminato da luce blu. Leggere scosse elettriche sono state poi utilizzate per instillare la paura nei topi di un particolare gabbia.

Per simulare la perdita di memoria, alcuni dei topi hanno ricevuto un farmaco che blocca il rafforzamento delle connessioni tra i neuroni. Questo ha permesso agli animali di dimenticare la loro paura della gabbia. I risultati suggeriscono che una volta che abbiamo imparato qualcosa, una traccia di quella memoria si annida nel nostro cervello, anche se pensiamo di aver dimenticato perché non possiamo accedervi. Questo ha senso per James Bisby, neuroscienziato presso l’University College di Londra. La natura di amnesia è stata oggetto di dibattito per decenni.

Alcuni hanno detto che è causata da danni alle cellule cerebrali specifiche, cioè la memoria che non può essere immagazzinata. Altri credono che l’accesso alla memoria archiviata viene bloccata dall’amnesia. “La maggior parte dei ricercatori tendono a  favorire la teoria dell’archiviazione, ma abbiamo dimostrato in questo lavoro che questa teoria probabilmente è sbagliata”, spiega Tonegawa.

Gli scienziati ritengono che le loro scoperte indicano che ci sono diversi processi che controllano la codifica della memoria e richiamo. “La nostra conclusione è che in fase di amnesia retrograda, i ricordi del passato non possono essere cancellati, ma potrebbe semplicemente essere perduti e inaccessibili per il richiamo”, ha inoltre dichiarato Tonegawa. “Questi risultati fanno comprendere della natura fugace dei ricordi, e stimoleranno la ricerca futura sulla biologia della memoria e il suo restauro clinico”.

Gianfilippo Neri

Non è il caso di spendere tante parole per descrivermi, un solo aggettivo: passione. Per quello che faccio, per come lo faccio. La scrittura giornalistica è su tutto quello che più mi appassiona, appunto. Per il resto: Napoli, il Napoli un po' di buona cucina e ... non mettiamo limiti, ci conosceremo un po' per volta.

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