Specchi & Doppi

Zelenskyy al parlamento italiano

La domanda che ci assilla è: c'è qualcuno che vuole veramente la pace in Ucraina?

Zelenskyy al parlamento italiano ha parlato intorno alle undici del mattino. Quello che si è notato subito è stato un uomo provato dalle circostanze. Un uomo che ha fatto, né più né meno, il discorso che tutti aspettavano da lui. Un’aula che si è mostrata partecipe e vicina alle parole del leader ucraino, ma?

Guardando e riguardando il video, a partire dalle introduzioni del Presidente della Camera Fico a quella del Senato Casellati fino al discorso finale del Presidente del Consiglio Draghi, la sensazione che ne scaturisce è che non è stato messo né tolto niente da quanto già noto.

Dai due Presidenti delle Camere non si poteva, forse, chiedere di più che il formale ed istituzionale discorso che nei contenuti non aveva nulla. Auspici, slanci verbali di aiuto e un’imprecisione. Parlare di Italia da sempre ospitale, come ribattuto poi anche dal Presidente del Consiglio, è una piccola quanto significativa forzatura, in verità.

Cosa ha detto Zelenskyy di nuovo?

E’ chiaro che aspettarsi che il Presidente ucraino cogliesse l’ opportunità dettata da questa uscita pubblica per lanciare messaggi nuovi è caduta nel vuoto. Tanta retorica, forse anche giustamente. La visione della situazione dal suo punto di vista, ci sarebbe mancato pure non fosse così dirà ora qualcuno. E’ mancato lo slancio politico di chi vuole giocarsi una carta nelle trattative.

Il racconto, seppure di parte, del teatro di guerra è terrificante. Quando parla dei più di cento bambini morti in neanche trenta giorni di conflitto la pelle non può non accapponarsi. La descrizione minuziosa dei disastri che città come Mariupol (paragonata a Genova) hanno subito non può lasciare indifferenti.

Umanitariamente e secondo coscienza quanto sta accadendo un Ucraina non ha giustificazioni. La guerra non ha giustificazioni mai!

Umanità e vicinanza sicuramente, farsi tirare nel conflitto anche no caro Presidente

Molto meno condivisibile, anche se comprensibile, il tentativo maldestro e malcelato di creare allarme circa le vere intenzioni dei russi che – sempre secondo Zelenskyy – vorrebbero invadere poi tutta l’Europa una volta scardinata la resistenza ucraina

Tutto il panegirico del Presidente ucraino è anche accettabile fin quando arriva a chiedere sostegni umanitari e, magari, nuove sanzioni – tutte da vedere e decidere ovviamente per evitare ulteriori autolesionismi – ma è da respingere al mittente quando paventa il coinvolgimento italiano nel conflitto o addirittura la mondializzazione dello stesso.

Peggio riesce a fare solo Draghi. E’ proprio il suo discorso a destare le maggiori perplessità non solo con il continuo ed estenuante sbandieramento della vicinanza all’Ucraini ma per la proposizione estremamente marcata dell’atlantismo più spinto quasi a farlo diventare portabandiera dello stesso.

Presidente Zelenskyy – video tratto da www.camera.it

Si può legittimamente pretendere terzietà dall’l’Italia?

Si può legittimamente pretendere terzietà dall’l’Italia? Dalle parole del Presidente del Consiglio sembra proprio di no. Al di là delle sperticate lodi del popolo ucraino per la sua strenua resistenza, anche questa frase molto enfatizzata a dire il vero, le cose più gravi sono le affermazioni che continueremo ad inviare armi in Ucraina e che vogliamo (vuole n.d.r) l’Ucraina nella U.E.

Quella U.E. che annuncia la creazione del tanto anelato (ma da chi?) Esercito Europeo, una forza interforze (scusate il bisticcio) e transnazionale che può scendere in campo indipendentemente dai singoli Paesi che compongono l’Unione. Una decisione di una gravità inaudita contrabbandata per un progresso nell’ambito degli accordi europei che ora ci darebbero una vera Unione non solo economica ma anche militare.

Sarà che la sola parola militare ci provoca l’orticaria ma sentire generali che parlano in maniera quasi euforica di questa novità non ci fa altro effetto che far immaginare la faccia di chi costruisce armi mentre si frega le mani pregustando già laute prebende.

Costruiamo la pace, ma la vogliamo la pace?

Sembra che, ormai, sia rimasto il solo Papa Francesco a richiamare tutti alla Pace. Sembra che la via diplomatica non interessi più nessuno. Si cerca solo di avvalorare la dualità buoni cattivi con cui spiegare tutto e andare avanti come se il rischio di una globalizzazione del conflitto non ci fosse proprio.

I cinesi che si girano dall’altra parte. Gli americani che agiscono sott’acqua seguendo logiche non conoscibili a noi comuni mortali. L’Europa dopo che che si è divisa anche sulla scelta del colore delle poltroncine a Strasburgo ora sbatte sotto gli occhi di tutti la ritrovata unità.

Chi mostra i muscoli di qua e chi risponde a tono di la. Nessun Paese e nessun leader che si faccia avanti e dica conduco le trattative. Addirittura gli ipotetici incontri di pace fatti si sono svolti in Turchia. In Turchia capite? In Turchia.

Come e quando potrà finire questo strazio quotidiano che ha creato solo infelici in fuga e corpi straziati?

Gianni Tortoriello

Quattro decenni e più di vita dedicati al giornalismo, ma anche alla comunicazione tout-court, passando dalla carta stampata, alla televisione, al web. Una Laurea in Scienze Politiche alla Federico II, qualche anno d'insegnamento e qualche altro da formatore. Unica fede, il Napoli. Poche certezze, tanta passione e una consapevolezza: ciò che paga è solo l'impegno costante nel realizzare i propri progetti e, perché no, i sogni. Il villaggio globale di cristallo dell'informazione e della comunicazione è, purtroppo, divenuto il luogo dove conta solo 'spararla quanto più grossa possibile!' Il sensazionalismo e l'opinionismo hanno soppiantato la notizia. Io vorrei solo continuare a fare quello che mi hanno insegnato: raccontare i fatti.

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