Ci sono anche i laghi di Garda, Caldonazzo, Ledro e Serraia, ma anche il fiume Adige tra i protagonisti del workshop digitale EcoAlpsWater.
Ci sono anche i laghi di Garda, Caldonazzo, Ledro e Serraia, ma anche il fiume Adige tra i protagonisti del workshop digitale in corso questi giorni, nell’ambito del progetto triennale EcoAlpsWater coordinato dalla Fondazione Edmund Mach.
L’incontro è l’occasione per confrontare i risultati conseguiti dai vari partner nei tre anni di attività di EcoAlpsWater, durante i quali sono stati studiati 37 laghi e 23 fiumi, realizzando un vero e proprio censimento della biodiversità lacustre e fluviale della regione alpina, inclusi i corpi d’acqua trentini monitorati con la collaborazione dell’APPA di Trento.
Il progetto, co-finanziato dall’European Regional Development Fund attraverso il programma Interreg Spazio Alpino e avviato nel 2018, coinvolge 12 partner appartenenti ad Austria, Francia, Germania, Italia, Slovenia e Svizzera. Oltre alla FEM, per l’Italia sono presenti ISPRA di Roma e ARPA Veneto.
L’obiettivo delle ricerche è di monitorare la qualità delle acque lacustri e fluviali della regione alpina con nuovi sistemi di analisi all’avanguardia, basati sull’utilizzo di tecniche di metagenomica ambientale. In particolare, i relatori del meeting hanno discusso delle tecniche di Next Generation Sequencing (NGS) impiegate per analizzare il DNA ambientale estratto dai campioni di acqua raccolti in laghi e fiumi. Nel complesso, le analisi condotte sugli oltre 500 campioni di acqua raccolti nel reticolo idrografico alpino hanno prodotto oltre 100 milioni di sequenze di DNA, gran parte delle quali sono state ottenute nei laboratori della FEM.
“L’analisi preliminare dei dati -spiega Nico Salmaso, responsabile dell’Unità idrobiologia del Centro Ricerca e Innovazione FEM e coordinatore del progetto – sta contribuendo a svelare a livelli di dettaglio mai raggiunti prima d’ora la distribuzione di organismi chiave rappresentati dalla microflora algale (microalghe bentoniche e fitoplancton) e dalla fauna ittica. Nello specifico, è stata tra l’altro chiarita la distribuzione di specie cianobatteriche tossigeniche che prima, sulla base dei campionamenti tradizionali, si riteneva fossero localizzate esclusivamente nell’areale a sud delle Alpi”.
Le conoscenze acquisite contribuiranno alla definizione dei criteri di monitoraggio della qualità delle acque di nuova generazione (Next Generation Monitoring). Inoltre, i contributi presentati durante le due giornate di workshop daranno impulso alla definizione di modalità di comunicazione e trasferimento delle conoscenze acquisite.
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