Categorie: Culture

C-CUBO, QUANDO NAPOLI SI REINVENTA

Nel capoluogo campano quattro giovani creano arredi ecosostenibili riutilizzando il legno di vecchi pallet. Idee, programmi e lavori: uno dei designer di C-Cubo ci spiega la Napoli che non muore.

All’origine c’è il legno. Usato, finito, spento. Poi arriva l’idea, che riprende, reimpiega, realizza. C-Cubo è un progetto di quattro ragazzi under 30 a metà tra design e lavoro pratico, progettazione e falegnameria. Cos’è? Se fosse un accordo, RE: perché re-inventa ogni suo live. Se fosse un proverbio, chi non muore si rivede: perché dà nuova vita a vecchi materiali. Se fosse una città, Napoli: perché altrove ogni tanto se la inventano, mentre questi partenopei ogni giorno la re-inventano. Quest’idea è nata 6 mesi fa. A tavolino no, ma da un tavolino sì. A raccontarlo è Andrea, 25 anni, designer di C-Cubo.
Che storia è questa?
“Parte tutto da Ciro, uno dei soci, che aveva bisogno di un tavolo economico per la sua nuova casa”.

Lo acquista?
“Decide di crearlo da sé, utilizzando due pallet (bancali ndr) uno sull’altro. L’idea finisce nel web e un agriturismo lo contatta per la realizzazione di arredi simili, una chaise lounge per l’esattezza. Ciro accetta, e con lui altre due persone: Christian, cioè suo fratello, e Ivan. Una mattina mi contattano, mi chiedono se voglio entrare in questo team, ognuno per dare quello che sa fare”.

E chi sono gli ognuno di C-Cubo?
“Andrea Ardolino alla comunicazione; Christian Incoronato, anche lui designer, alla progettazione; Ivan Gordiano, che ha studiato Turismo dei beni culturali, alla realizzazione. E poi Ciro, il tuttofare di C-Cubo: fa da amministratore a falegname, oltre a curare gli aspetti commerciali. Il più grande di noi ha 28 anni”.

Parliamo di come nasce un vostro progetto.
“Tutto parte dal legno dei pallet che disassembliamo. Ricaviamo pezzi che lavoriamo sulla base di modellazioni 3D studiate in precedenza. Produciamo dalle librerie a pareti attrezzate, ma anche singole sedie. Parliamo molto con i nostri clienti: loro ci espongono le proprie esigenze e noi verifichiamo la fattibilità del prodotto sotto il profilo strutturale ed economico. Sono modelli unici, li possiede chi li ordina”.
Costi?
“Variano a seconda del prodotto. Il prezzo di una sedia, ad esempio, si aggira sui 35/40 euro. Molto? Consideriamo il valore del materiale, cioè il legno riciclato, unito a quello dell’idea: se non fosse diventato sedia sarebbe stato trasformato in cenere nel camino. Ci pensa? La cenere del camino che diventa guadagno. E’ bello come concetto, creativo”.

Sì, ma richieste arrivano?
“Ad inizio settembre abbiamo partecipato al Pizzavillage, a Napoli, insieme alle migliori pizzerie della città. Abbiamo goduto di ampia visibilità. Finora i guadagni li abbiamo investiti in macchine che lavorano il legno e stampanti 3d, e questo ci ha permesso di entrare in un altro campo: quello della realizzazione di oggetti completamente pensati da noi. Abbiamo avuto alcune richieste anche da fuori Campania, dal Molise”.
C-Cubo nasce a Napoli: è il risultato di una scelta o di una mancanza di scelte?
“I nostri laboratori si trovano a San Giovanni a Teduccio (periferia orientale di Napoli, ndr). Per noi giovani che abbiamo deciso di restare qui, questa sfida è motivo di orgoglio. In questa città spesso prevale la tradizione anche negli ingranaggi sociali, nei gusti, nella mentalità delle persone. Molto pesa anche nella scelta di un…divanetto. Siamo il terzo laboratorio in Italia che fa arredi con i pallet, dopo Torino e Roma. Da parte nostra speriamo di attrarre interessi positivi su Napoli”.

Sito webhttp://www.c-cubo.it/

Eugenio D'Alessio

Napoli, luglio '87: due mesi prima gli Azzurri vincono lo scudetto, lui arriva in ritardo. Una laurea in Storia contemporanea, ma scopre che la Storia non si ripete. Poi redazioni, blog, libri, ciclismo, molti aerei, un viaggio di 10mila km in camper in capo al mondo. Per dimenticare quel ritardo, sta provando di tutto.

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Eugenio D'Alessio

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