Il capitolo "Concessioni balneari" si arricchisce di un altro capitolo. La Corte di Giustizia dell’Ue dichiara l'obbligo delle gare
Il capitolo “Concessioni balneari” si arricchisce di un altro importante capitolo. La Corte di Giustizia dell’Ue in una sentenza ha dichiarato che «le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente». Una sentenza che segue quella che è la famosa direttiva Bolkestein del 2006 e critica l’Italia sulla mancata messa a gara delle concessioni balneari.
Le concessioni balneari sono contratti stipulati tra gli enti pubblici e gli imprenditori privati per l’utilizzo di porzioni di spiaggia e mare per attività balneari come l’allestimento di stabilimenti balneari, la concessione di ombrelloni e lettini, la gestione di punti di ristoro e servizi igienici. Tali concessioni sono regolate da leggi specifiche e durano solitamente diversi anni.
La direttiva Bolkestein del 2006 (Formalmente nota come Direttiva sui Servizi nel Mercato Interno) era un pacchetto di riforme proposto dall’Unione Europea per rimuovere le barriere al libero scambio dei servizi all’interno del mercato comune europeo. La proposta prevedeva di permettere alle imprese di un paese dell’UE di operare in modo più facile e senza restrizioni negli altri paesi dell’Unione, e avrebbe permesso, ad esempio, alle società estere di fornire servizi in Italia come se fossero già presenti sul territorio italiano.
La direttiva ha incontrato molta resistenza in diversi paesi europei, in particolare in Francia, che ha espresso preoccupazione per la perdita di potere regolatorio in materia di servizi. La direttiva è stata poi rivista e modificata nel 2009 per risolvere molte delle preoccupazioni sollevate e adottata in una forma meno radicale.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha spiegato che la sentenza era attesa e non è stata «una sorpresa»: «Si farà la mappatura — ha annunciato — e le cose che si devono fare, peraltro alcune regioni sono più avanti, altre più indietro. Ma con equilibrio e buonsenso».
La Corte si è pronunciata su ricorso dell’Autorità garante della concorrenza contro il Comune di Ginosa, che nel 2020 aveva prorogato le proprie concessioni di occupazione del demanio marittimo nonostante l’Agcom avesse rilevato che la delibera violava i principi di concorrenza e libertà di stabilimento. L’Agcom si è rivolto al Tar della Puglia che a sua volta ha sottoposto il problema alla Corte Ue.
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