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DAL GHANA ALL’ITALIA. PATRICK RACCONTA

Dal Ghana all'Italia, Patrick è arrivato quando le condizioni ancora lo permettevano e c'erano possibilità lavorative che oggi dopo dieci anni non ci sono più. Ma nonostante l'esasperazione del momento per lui l'Italia è allegria.

Sono 10 anni che Patrick vive in Italia, prima era a Modena e lavorava in fabbrica, poi è venuto qui, a Napoli.

Il quartiere lo saluta ogni giorno mentre si arrangia con i suoi lavoretti che vanno dal lavare le macchine, al ragazzo del bar, al parcheggiatore. «Papà, papà vieni qui» dice, indicando il posto libero al guidatore di turno. Sembra che tutti lo conoscano e gli sorridano. Qui, la reale prospettiva è molto diversa da quella che ci propinano h24 su tutte le reti.  Mentre sono lì con lui,  la signora del terzo piano cala il paniere con una bustina. Patrick la va prendere e ringrazia. Il contenuto: cioccolatini e dolciumi che lui non esita ad offrire.  

Da dove vieni?

«Dal Ghana, l’ex colonia inglese». Eppure a Patrick l’Inghilterra non piace per niente. «Sono tristi» dice e poi…«lì fa freddo» aggiunge ridendo. Stamattina a tratti lo vedo tremare, la giacchetta che indossa non è poi tanto pesante.

Quanto riesci a guadagnare con i tuoi lavoretti?

Una 20ina di euro al giorno ma non lavoro molte ore, il lavoro non c’è. A Modena lavoravo anche 10 ore al giorno, ma qui 4- 5 dipende. Non mi piace lavorare come muratore o in campagna, mi piace stare in giro. Mi piace la vita così.  

E perchè hai lasciato Modena ed il lavoro?  

Ero sposato con una donna italiana e lavoravo come metalmeccanico in fonderia, facevo spesso gli straordinari. Poi lei mi ha spezzato il cuore, la situazione cominciava ad essere difficile, non stavo più bene. Ed anche lì le fabbriche stanno chiudendo, non c’è più lavoro. Ma il prossimo mese ci ritorno, vado a trovare le mie figlie.

A quanti anni hai lasciato il Ghana e cosa ti aspettavi venendo qui?

Volevo avere una vita migliore. Ma mia madre è rimasta in Ghana e sta bene li. Io ho studiato medicina, poi però ho lasciato. Molti studiano, ma poi qui è tutto diverso. Quando sono arrivato in Italia avevo 28 anni e le cose non erano come lo sono oggi. Nel 2004 vivevo e lavoravo a Piazza Garibaldi. Sono stato lì per quasi cinque anni. Una gabbia di matti! Vendevo cd, tutti i generi musicali, americano, napoletano, tutto. Poi dopo è stato difficile, con internet…. e poi prima c’era poca gente. Ma ora, ce n è troppa.

In Italia, oggi gli immigrati rappresentano l’8,8% della popolazione, quasi raddoppiati rispetto al 2004.  Per Patrick non è stato difficile inserirsi nel mercato italiano ed ottenere permessi di soggiorno. Non si sbilancia nel parlar male ne di italiani nè dei nuovi arrivati, per lui sembra molto difficile generalizzare, molto di più di quanto non lo sia per un italiano medio. «Ci sono i buoni e i cattivi. Quando sono venuto in Italia i miei amici erano tutti italiani e qualche senegalese. Mi piace quando la gente è brava e lavoratrice, e non mi piace chi non lavora. Uno è bravo, uno no. Come gli italiani. La vita è così, il mondo è così».

E poi continua «i senegalesi, sono commercianti, loro lavorano in qualunque parte del mondo, sono brave persone. A volte vado a piazza Garibaldi a trovarli».

Patrick è dovuto venir qui, nonostante la ricchezza del suo territorio, nonostante una delle più grandi multinazionali quale la Nestlè continui a fatturare miliardi proprio grazie alle piantagioni di cacao che crescono lì, dove sono i bambini a lavorare. Questo però non sembra importare; lui come gli altri, vengono a rubarci il lavoro secondo tanti.

Come mai non sei andato in Inghilterra?

No no no. Non mi piace, non mi piace niente lì. Gli inglesi sono ladri. Mi piace l’Italia, mi piace la gente del sud. Sempre espresso! La gente del sud è libertà. Cuore buono, o no?

Mentre parla lui saluta tutti, ad un tratto urla Hey lady Gaga! La ragazza allora si gira e dice sorridendo «Ciao, Patrick». Tutti qui lo conoscono.

«A me piace l’Italia, a me piace l’allegria».  

Nadia Esposito

Giornalista pubblicista, amo viaggiare da sola, perdermi e ritrovarmi in vecchie e nuove realtà. Accolgo le diversità e cerco di capirle, la mia curiosità mi porta spesso a vivere esperienze peculiari.

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Nadia Esposito

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