Categorie: Culture

Dionisie o baccanali?: il culto del vino tra passato e presente

Non abbiamo inventato proprio niente! E' con questa frase che apriremo il nostro viaggio alla riscoperta del vino. Questo non significa che non abbiamo nulla da raccontare, tutt'altro. Il nostro percorso di approfondimento si articolerà in un viaggio tra feste pagane, miti arcaici, quadri, pittori, scrittori e opere d'arte che hanno come unico comune denominatore il vino.

Il nostro percorso di “esploratori” ci impone di cominciare con il piede giusto, e quindi dall’inizio, per evitare di aggrovigliarci nella matassa delle curiosità e delle storie infinite che hanno come protagonista il vino. Amato allora come oggi, proveremo a raccontare cosa del passato è rimasto ancora in vita, partendo proprio dal principio e riscoprendo gli antichi culti legati al vino. Eh si, perché nell’antichità, così come in tempi moderni, attorno al vino si raccoglie un mondo di piaceri e di misteri che restano vivi nei secoli e che fanno del “nettare degli dei” una vera prelibatezza senza tempo che rivive in ogni epoca con sfumature, colori e odori sempre diversi. E iniziamo proprio dagli dei che sono i protagonisti indiscussi delle antiche feste che celebravano l’estasi dei sensi, l’ebbrezza del vino e la spensieratezza del vivere.

Il primato assoluto in fatto di ubriachezza spetta a Dioniso e Bacco (in realtà si tratta dello stesso dio, adorato dai greci come Dioniso e dai romani con l’appellativo di Bacco). In gran parte delle pitture tardo cinquecentesche queste divinità sono ritratte in preda ad un totale delirio estatico, immortalate nude ed ebbre mentre bevono o giacciono sfinite nel bel mezzo di una festa delirante.

In questo articolo e nel prossimo parleremo di Dioniso e ne approfondiremo alcune caratteristiche bizzarre. Sappiamo che il suo culto era praticato nell’antica Grecia, ma sappiamo anche che già all’epoca era percepito dalla popolazione come un culto straniero dalle influenze orientali.
Lungi dall’essere schizzinosi, i Greci lo accolsero comunque ben volentieri intorno al XIII sec. a.C; successivamente, anche le colonie della Magna Grecia non furono da meno, specialmente Taranto e la Campania dove il culto di Dioniso trovò un terreno particolarmente fertile per attecchire e radicarsi.

La storia sulla nascita del dio Dionisio è una delle più controverse. Tra le tante versioni tramandate riportiamo solo quella di Euripide nelle sue Baccanti, in cui si narra che Dioniso era stato concepito da Zeus e dalla mortale Semele figlia del re di Tebe. La vicenda mitica di Euripide racconta che Semele venne folgorata dallo splendore del divino amante e che Zeus, addolorato per il gesto maldestro, raccolse il feto prematuro di Dioniso dalle ceneri di Samele e se lo ricucì in una gamba per nascondere alla moglie Era il suo tradimento. Dopo la normale gestazione, Dioniso venne alla luce una seconda volta; da qui, pare, l’etimologia del nome: colui il quale “è nato due volte”.

In realtà, esisterebbe anche un’altra versione sulla nascita del dio che riportiamo perché strettamente legata ad una pratica di cui approfondiremo alcuni aspetti nei prossimi articoli. Si tratta della versione misteriosa e con risvolti antropologici interessanti, secondo cui Dioniso venne fatto a pezzi e sbranato vivo dai Titani, e successivamente resuscitato grazie all’ intervento di Zeus. Ma come dicevo, questo aspetto macabro lo approfondiremo più in là, per il momento vi lasciamo nel limbo tra color che son sospesi…

Michelangelo – Bacco (Museo nazionale del Bargello,Firenze)

Anche la sua simbologia è interessante. Inizialmente, il tipo arcaico di Dioniso era una divinità legata alla vegetazione, al ciclo della vita, alla fertilità, alle forze primordiali della natura e innanzitutto al vino in tutti i suoi aspetti (dalla vite, alla produzione, alle regole del giusto bere, all’estasi, etc..). L’adorazione di Dioniso era considerato un atto religioso, era un’esperienza spirituale, un’esperienza di comunione con il divino. Il vino infatti, se assunto in gran quantità, regalava uno stato di estasi tale da permettere agli adoratori di entrare in diretto contatto con la divinità (che buffo, oggi invece per farlo preghiamo… Ecco, forse questo è uno degli aspetti che nel tempo non si è mantenuto, o forse si? Pensandoci bene il prete sull’altare beve vino…. )

Successivamente, però, le cose cambiarono e già presso i greci, ma ancor più presso i romani, l’esperienza spirituale con il divino si trasformò in un rito orgiastico, di esaltazione dei sensi, della vita e dei suoi piaceri. I suoi adoratori si radunavano in orge e danze capeggiati da satiri e menadi che innaffiavano di vino i partecipanti! Questo era il regno di Dioniso e qui il vino regnava sovrano…

Il nostro viaggio alla riscoperta del vino prosegue e ci porta…

Fonti:

JAMES G. FRAZER, il Ramo d’oro – studio sulla maga e sulla religione, Bollati Boringhieri
E.R. DODDS, The Bacchae of Euripides , Oxford, Clarendon Press, 1944 – Introduzioneal commento delle Baccanti di Euripide
Enciclopedia Larousse Rizzoli http://www.basilioperri.net/bibliografiabibliography/77-bacco-e-il-suo-culto-a-roma.html#_ftn8
CORNELIA
ISLER-KERENYI – Il culto di Liber/Bacco nel mondo romano

Francesca Amore

Trapiantata a Roma per necessità ma emotivamente ancorata a Napoli, non ha mai smesso di sperare che un giorno ci ritornerà definitivamente. Laureata all?istituto Universitario Orientale in lingue slave , si occupa di traduzioni dal russo e dal polacco. Giornalista pubblicista dal 2005, è appassionata di arte e letteratura in genere, ma di quella russa in particolare. Ama scrivere sugli argomenti più disparati perché di indole curiosa.Generosa, impulsiva e sincera, non ama le persone intellettualmente disoneste, ma si sa, il mondo è bello perché è vario, ma intanto? io mi scanso.

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Francesca Amore

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