Categorie: Culture

FAMOSE EN SELFIE

In principio era la polaroid, poi, qualcuno disse "Smartphone!" e fu il Selfie. E' la mania del momento, la smania di fotografarsi che impazza sui social network, che diventano, inevitabilmente, vetrine di autoreferenzialità.

Cos’è il “Selfie”? Tecnicamente è un autoscatto, tuttavia, quest’ultimo è sempre esistito da che si ricordi l’esistenza della fotografia. Il Selfie, contiene l’autoscatto, ma rappresenta il desiderio narcisistico di affermarsi. Sentimento, che pare comune al 90% della popolazione.
Ragazzi di ogni età e livello culturale si lasciano trasportare dalla moda del momento. Se diamo un’occhiata ai selfies maschili sono per lo più comici: facce strane, espressioni stupite e così via. Senza voler sembrare faziosi, dobbiamo dirlo, le donne, sempre alla ricerca della perfezione, si orientano verso il sexy-selfie. Emulando le icone sexy del momento, si cimentano in pose, espressioni e tecniche diversificate di scatto, per ottenere la massima espressione di sé.
Fotocamera a 45 gradi , labbra imbronciate, capelli un po’ in disordine, viso inclinato e spalla nuda e al via la fiera della modifica dello scatto. Mille effetti e mille copie di quella foto sullo smartphone, ma solo l’effetto migliore sarà pubblicato, quello che dovrà vincere l’oscar dei like. Instagram, precursore di tutti i programmi per le modifica degli scatti da smartphone e, allo stesso tempo social network, è stato affiancato da milioni di programmi per la ricerca dell’immagine perfetta del sé. Line Camera, Perfect Cam e tanti altri. Dimagrire virtualmente, sfinare il volto e, addirittura, aggiungere un filo di trucco. Risultato? Un’altra persona. La ricerca della perfezione del sé che sarà giudicata attraverso lo svilimento dell’io attivato dai like e dai commenti positivi su facebook, twitter, instagram e chi più ne ha più ne metta.
L’obbiettivo non è testimoniare la propria presenza in un dato luogo in un dato momento, altrimenti non si spiegano i tanti selfies nelle stanze da bagno che pur girano sul web. Ironia a parte, il primo selfie, inteso come autoritratto fotografico, risalirebbe a un dagherrotipo del 1839, anche se, è Andy Warhol a sdoganare il fenomeno in chiave comunicativa con l’invenzione della polaroid. Ma il primo e vero selfie della storia, nasce, tuttavia inconsapevolmente, ad opera della granduchessa russa Anastasia Nikolaevna che, entusiasta della sua nuova Kodak Brownie, scatta una foto di sé allo specchio (per controllare, riflettendo l’immagine di sé, la posa migliore), concedendo i natali al tanto ricercato scatto perfetto.
Se non riuscite a capire la differenza fra l’autoscatto e un selfie non vi spaventate, tecnicamente non esiste alcuna diversità se non quella sociale.
L’autoscatto è puro, semplice e documentale; descrive un’esperienza, come quella dell’astronauta giapponese Aki Hoshide che nel suo autoritratto digitale ha incluso, in modo originale sole, luna e terra.
Il selfie è la fase B dell’autoscatto, è volto a ricercare l’approvazione del mondo multimediale, è una domanda: “Facebook, Facebook delle mie brame, chi è la più bella/o del reame?”. Fateci caso, i più bei selfie scattati, o presunti tali, non hanno privacy, sono pubblici, anche su un profilo privato. Solo questi scatti, meritano di essere condivisi con tutti. E’ la legge del social marketing di sé stessi, che, inconsapevolmente, espone la persona a non pochi rischi.
Si, perché le foto che postiamo in modalità pubblica, sono facilmente salvabili e pubblicabili su qualche sito poco raccomandabile. Qui ci sentiamo di spendere una parolina in più. Il fenomeno del selfie abbraccia soprattutto i più piccoli, in particolare minorenni, specie di sesso femminile, che si ritraggono in pose sexy anche solo per scherzo. Sarebbe opportuno, da parte dei genitori, controllare questo aspetto dei profili facebook o instagram dei propri ragazzi in modo da rendere visibili i contenuti ai soli amici. Un piccolo accorgimento che potrebbe evitare spiacevoli inconvenienti.
Tornando al selfie, la tecnica si è perfezionata con l’introduzione sul mercato degli smartphone con fotocamera interna. Massimo rendimento, minimo sforzo. Ci si vede riflessi e si può studiare la propria immagine prima del click. I più tecnologici staranno pensando: “La fotocamera interna è qualitativamente inferiore a quella esterna!”. Non preoccupatevi, c’è chi risolve il problema con i vari programmini per effetti, un bel seppia e sembrerete tutti favolosi figli dei fiori oppure un bel nitido e riacquisterete la qualità dello scatto.
Lo fanno Justin Bieber, Rihanna, Kim Kardashian e Kelly Brook, icone dei teenager di tutto il mondo. Filosoficamente parlando, la causa dell’autoscatto perfetto sarebbe individuabile nell’esigenza del volersi affermare in una società che concede non poche insicurezze. La gente necessita di approvazione pubblica della propria immagine. Sicuramente riduttivo e non poco, tuttavia, le icone televisive, i miti narcisistici dei nostri tempi non invitano certo all’accettazione del sé. Si propende sempre di più verso l’emulazione delle icone di splendore propinateci tramite i media, che porta i giovani a trasmettere, attraverso la moda del momento, una immagine di sé che, a conti fatti, è l’immagine dell’altro.
Il termine nasce nel 2005, richiamato all’uso da Richard Krause in una guida fotografica. Nel 2007 un utente di Flikr crea un gruppo chiamato “selfie shot” definendolo “Fotografia di sé in una postura che comporta un braccio disteso.” Nulla che richiamasse a un immagine riflessa nello specchio, anche se, la maggior parte dei selfies viene scattata in questa modalità.
A Giugno del 2012 la parola entra a far parte di quelle da considerare per un futuro inserimento nell’Oxford English Dictionary e, nel Dicembre del 2012, appare sul periodico Time come parola d’ordine del 2012.
Detto questo, cosa possiamo aggiungere se non una frase del simpaticissimo cantautore Simone Avincola: “Quando un uomo con la Polaroid incontra un uomo con l’Iphone, l’uomo con la Polaroid è un uomo morto. CLICK!”.Alcuni Selfie Famosi
Maria Giuseppina Buono

Tutti i dilettanti scrivono volentieri. Perciò alcuni di loro scrivono così bene.(Friedrich Durrenmatt)

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Maria Giuseppina Buono

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