La FIEG rilancia il tema della Google Tax, ecco cosa succede in Italia e in varie realtà europee
La crescita del traffico internet e, di conseguenza, del tempo che gli italiani trascorrono a navigare davanti al PC o attraverso il proprio smartphone o tablet è legata a doppio filo alla crescita dei ricavi pubblicitari di Google che, pur non essendo il solo protagonista della partita, rappresenta senza dubbio il canale principale del traffico web e, di conseguenza, l’attore protagonista del business dell’advertising.
La tanto discussa Google Tax, ovvero la possibilità di far pagare le tasse sul fatturato realizzato in Italia da Google, è stata per molto tempo in prima pagina per poi diventare un argomento sempre meno interessante e dibattuto. Di recente, il presidente FIEG, la federazione italiana degli editori di giornali, Maurizio Costa durante un’intervista alla Repubblica è tornato sul tema evidenziando l’importanza della Google Tax avanzando l’ipotesi di destinare “il gettito fiscale al miglioramento delle infrastrutture tecnologiche del Paese”.
Il rapporto tra editori e motori di ricerca, non c’è infatti solo Google ma anche realtà importanti come Microsoft e Yahoo, è in costante evoluzione praticamente in tutta Europa. In Francia gli editori sono riusciti a strappare un accordo che sa quasi di resa con Google che verserà un contributo una tantum di 60 milioni di Euro per l’utilizzo di contenuti in servizi come Google News, l’aggregatore di notizie vero e proprio punto di riferimento per la rete. In Germania gli editori hanno cercato, invece, il muro contro muro contro Google autoescludendosi da Google News. Il risultato è stato un crollo dell’80% delle visite ed un rapido rientro alla normalità con una concessione di una licenza gratuita per lo sfruttamento dei contenuti a Google.
Completamente diversa è, invece, la situazione in Spagna dove il governo ha riconosciuto il valore economico dei contenuti di terze parti utilizzati da Google, e dalle altre aziende che offrono un servizio analogo, ed è pronto a tassare i motori di ricerca per ricavare un compenso a chi genera, di fatto, i cotenuti.
In Italia, invece, la situazione è ancora in fase di transizione. Come detto, infatti, la FIEG vorrebbe provare a far valere i diritti d’autore dei contenuti indicizzati da Google e linkabili direttamente dall’aggregatore di notizie che, ad esempio, gioca un ruolo importante anche nel veicolare le visite da dispositivi mobili come smartphone e tablet che generano un traffico web sempre maggiore. La realtà è però piuttosto complessa. Gli editori, infatti, senza l’essenziale vetrina offerta da Google rischierebbero di essere sommersi dalla vastità di alternative offerte dal web.
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