Una presentazione del produttore cinematografico napoletano Gustavo Lombardo, fondatore della Titanus
Nel dizionario Treccani, alla voce Lombardo, Gustavo, a firma di Aldo Bernardini, si legge che Lombardo nacque «da Pietro e Rosa D’Andrea. Cresciuto con altri tre fratelli, tutti destinati a diventare seri professionisti, frequentò il liceo a Napoli e venne quindi indirizzato dalla madre ? donna affettuosa ma severa ? alla facoltà di giurisprudenza dell’Università partenopea.
Di temperamento inquieto e curioso, il L., accanto allo studio coltivava anche altri interessi, occupandosi di politica (sembra che, sedicenne, avesse aderito al Partito socialista italiano) e lasciandosi catturare dalla magia della nuova forma di spettacolo, il cinematografo, una passione più che un’attività la sua che proveniva da lontano, dal 1898 quando a 11 anni al fu “Salone Margherita” nella Galleria Umberto, assistette alla prima proiezione dei fratelli Lumiere girata proprio a Napoli.
Probabilmente tra il 1904 e il 1905, il L., nonostante la disapprovazione dei genitori, abbandonò l’università e gli studi giuridici per avviare in proprio un’attività nel campo del cinema. Resosi indipendente dalla famiglia (il padre era morto nel 1894), installò in casa un piccolo ufficio per il commercio di film e di apparecchi cinematografici che acquistava sia presso le case produttrici attive all’estero, sia da quelle che, tra il 1905 e il 1907, avevano incominciato ad aprirsi anche in Italia, a Roma e a Torino».
Ma Lombardo non si accontentò solo del noleggio e distribuzione di pellicole cinematografiche di successo per l’Italia meridionale, prodotte da grandi case quali la francese Gaumont, attraverso la società S.I.G.L.A. (acronimo di Società Italiana Gustavo Lombardo Anonima, diventata poi, nel 1915 Monopolio Lombardo) e pubblicizzate sulla rivista «Lux», da lui fondata.
Col guadagno ricavato dalla distribuzione di alcuni film di successo, che nel frattempo ottenne anche la rappresentanza per l’Italia centrale, intraprese anche la strada della proiezione dei film, attraverso una sala cinematografica comprata a Roma. Ma era solo il primo passo per il salto di qualità: nel 1916 estese la sua attività anche alla produzione di pellicole, fondando la “Teatro-Lombardo Film” e successivamente la “Lombardo Film”. Ma è nel 1919 che Lombardo inizia ad entrare prepotentemente nella cinematografia dando vita ad una delle prime e più prestigiose industrie del cinema: la “Lombardo Film”. Le pellicole venivano realizzate negli stabilimenti della “Polifilm” situati al Vomero, una specie di “Cinecittà” napoletana.
Il primo
Seguirono altri film, quasi tutti di successo, anche se a quel tempo era la stessa introduzione dei film nella vita delle persone a decretare un sicuro successo: L’ultimo romanzo di Giorgio Belfiore (1920), diretto e interpretato dal francese Charles Krauss
(autore per la Lombardo Film anche delle pellicole Il gatto nero del 1920 e Li-Piao, mandarino del 1921) e scritto dal romano Amleto Palermi (autore di altri film per la Lombardo Film quali Un cuore nel mondo del 1920, La peccatrice e Le due madri, entrambe le pellicole del 1940).
Però la grande svolta del lavoro di Lombardo avvenne nel 1928 con la fondazione della celeberrima Titanus, che occuperà un ruolo importantissimo nel panorama cinematografico nazionale, passata poi negli anni ’40, dopo l’aggravarsi delle condizioni di salute di
Ritornando al Nostro, come scrive Fiamma Satta in Turista per caso: Questa è una pipa, del 18 febbraio 2012, sul blog «Diversamente Aff-abile», si «racconta che Gustavo Lombardo avvicinò il comico in un ristorante romano offrendogli di fare cinema, e che al dessert, gli aveva già fatto firmare un contratto di esclusiva con la sua casa di produzione». In conclusione occorre aggiungere che sotto la sigla Titanus, oltre a Totò, iniziarono a muovere i primi passi anche registi emergenti che poi diventeranno capisaldi del cinema non solo italiano, quali Federico Fellini con Il bidone, Ermanno Olmi con I fidanzati, Nanny Loy con Le quattro giornate di Napoli, Luchino Visconti con Rocco e i suoi fratelli, ed Elio Petri con I giorni contati, contribuendo a quella fortunata stagione non solo cinematografica che va sotto il nome di neorealismo.
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