Categorie: Caleidoscopio

Interviste impossibili: oggi ci viene a trovare il fantasma di Federico Garcia Lorca

Un'intervista impossibile a Garcia Lorca: si parla di diritti civili e del diritto di essere diversi

Federico del Sagrado Corazón de Jesús García Lorca, nasce a Fuente Vaqueros il 5 giugno 1898 e muore a Víznar il 19 agosto 1936). Parliamo di diritti civili, del diritto di essere diversi. Poeta e drammaturgo spagnolo appartenente alla cosiddetta generazione del ‘27, di cui è il massimo esponente, un gruppo di scrittori d’avanguardia di respiro europeo che annovera anche il pittore Salvador Dalì, definita la “Edad de Platadella” letteratura spagnola. Socialista convinto, durante la guerra civile spagnola si schiera apertamente a favore delle forze repubblicane, per questa sua posizione politica viene ucciso da ignoti, probabilmente di marca franchista. In Lorca s’intravedono sin dall’età scolastica i lineamenti di ragazzo prodigio, ma non raggiunge mai l’eccellenza a scuola, per un carattere difficile e complesso. Nel 1909 la famiglia si trasferisce a Granada e Lorca, attratto dai circoli artistici locali, incomincia a frequentarli con interesse. Oltre alla poesia, Lorca si cimenta anche in opere di teatro: la sua opera d’esordio è El maleficio de la mariposa (Il malefico della farfalla), scritta e messa in scena dallo stesso poeta agli inizi del secondo decennio del ‘900, che però ottiene scarso successo di pubblico. Sogno ed evasione vengono sostituiti da un sentimento di nostalgia del ricordo passato e della felicità perduta; il teatro diventa simbolico e surreale, “impossibile” e “irrappresentabile” per il suo tempo; amore per il canto e la vita celano forme di nostalgia, di angosce e di protesta: «Io credo che il fatto di essere di Granada mi spinga all’umana comprensione dei perseguitati, del gitano, del negro, dell’ebreo… del moro, che noi tutti ci portiamo dentro!».

È da elogiare il suo attaccamento alla patria: ce ne fossero, oggi! Tuttavia, pur sapendo che avrebbe rischiato la vita per la sua avversione nei confronti della dittatura di destra di Primo de Rivera, rifiuta l’asilo politico offertogli da Colombia e Messico. Ci vuole un bel coraggio, esempio per le generazioni attuali e future. Perché rifiutò tale aiuto?

Io sono uno Spagnolo integrale e mi sarebbe impossibile vivere fuori dai miei limiti geografici; però odio chi è Spagnolo per essere Spagnolo e nient’altro, io sono fratello di tutti e trovo esecrando l’uomo che si sacrifica per una idea nazionalista, astratta, per il solo fatto di amare la propria Patria con la benda sugli occhi. Il Cinese buono lo sento più prossimo dello spagnolo malvagio. Canto la Spagna e la sento fino al midollo, ma prima viene che sono uomo del Mondo e fratello di tutti. Per questo non credo alla frontiera politica.

Oggi, gli omosessuali hanno acquisito diritti civili inimmaginabili qualche tempo fa. Come ha vissuto la sua omosessualità in un’epoca ancora bigotta verso questa problematica?

Non l’ho vissuta, l’ho subita con una depressione sempre più profonda, riuscendo a mala pena a nasconderla ad amici e parenti. Non era ancora in auge la “confessione” di oggi, l’outing. Mi consolavo con la fama del successo, specie dopo Romancero.. Ma le mie condizioni psicologiche galoppavano verso la pazzia. Fu grazie al mio amico Fernando de los Ríos, che ottenni una borsa di studio per gli Stati Uniti d’America.

Che ruolo ha avuto la sua famiglia nella sua formazione artistica?

Mio padre non aveva troppo tempo da dedicarmi preso dall’amministrazione dei suoi possedimenti. Mia madre ha avuto un ruolo fondamentale. Era un’insegnante, ma lasciò ben presto l’insegnamento per dedicarsi alla mia formazione. A lei devo la passione per la musica e il pianoforte. Mi confessò che canticchiavo le canzoni popolari ancor prima di saper parlare e mi entusiasmavo sentendo suonare una chitarra. Forse è da qui che mi sono avvicinato alla poesia che è basata sul suono e sul ritmo, quasi come uno spartito musicale. Nonostante appartenessimo a una classe agiata, devo a mia madre gli se in me sono stati sempre presenti una coscienza profonda della realtà degli indigenti e il rispetto per il loro dolore, sentimenti che ho riversato nelle mie opere letterarie.

Cosa si sente di dire alle famiglie di oggi che sembrano in balia dell’oblio economico che oscura l’insegnamento e il “controllo” dei propri figli?

Cosa posso dire: il mio tempo è diverso dal suo tempo. Tuttavia l’alienazione dell’uomo non è cambiata di molto: non è affatto diminuito il dominio di pochi sui molti. L’attività dell’uomo non può che  improntarsi sui contatti e le relazioni sociali, con febbrile intenzione. A me tutto questo non è stato concesso: non ho potuto esternare i miei sentimenti amorosi, sostituiti da un’intima sofferenza e malessere. Mi sarebbe piaciuto nascere nel suo tempo per poter vivere serenamente la mia omosessualità.

Non si faccia ingannare: non è ancora tutto affrancato dai pregiudizi. A proposito di pregiudizi…

Durante l’esperienza statunitense che ho vissuto nel 1930, nelle mie opere è divenuta fondamentale l’attenzione sui troppo accesi contrasti tra poveri e ricchi, emarginati e classi dominanti, connotata da razzismo. Da qui nasce il mio convincimento per un mondo più equo, non discriminante. Credo che oggi, se prendesse corpo tale convincimento, guerre e guerriglie religiose o per il potere economico non avrebbero ragione di esistere. Perché, per es., invece che comprendere le ragioni dei popoli diversi, penso ai popoli del medio-oriente, andate ad invaderli con la scusa di interventi di pace, ma sappiamo tutti che dietro c’è il predominio di quella terra per mettere le mani sul petrolio. Avete ucciso Saddam Hussein e Gheddafi con risultati catastrofici: l’area è stata lasciata al proprio destino, senza controllo reale, creando flussi di migranti incontrollabili verso l’occidente creando e minacce terroristiche rivolte al mondo non islamico: ora il mondo è una bomba ad orologeria.

Giorgio Moio

Poeta, nasce a Quarto (NA) nel 1959. Già redattore di «Altri Termini» e «Oltranza» (di quest'ultima è anche tra i fondatori), per le Edizioni Riccardi, già direttore editoriale, nel '98, anno in cui inizia a partecipare a mostre collettive di poesia visuale (una sessantina fino ad oggi) fonda e dirige la rivista «Risvolti». Dal 2017 dirige la rivista «Frequenze Poetiche» e dal 2021 cura la collana di poesia verbovisuale "Contrappunti", presso l'editore Bertoni. Ha organizzato eventi, partecipato a letture di poesia e ad una sessantina di mostre collettive di poesia visuale. Ha pubblicato una ventina di volumi di poesia, prosa e saggistica, di cui l'ultimo è Contrappunti variabili (Bertoni Editore, 2020 - poesia).

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