L’Europa sta affrontando un costo di 253mld di euro per consentire la gestione dei rifiuti nucleari e la disattivazione dei vecchi impianti che supera i fondi attualmente già disponibili di 120 miliardi di euro. È questo quanto rileva un nuovo rapporto sulla situazione dell’industria nucleare nel continente della Commissione Europea.
La somma si scompone in 123mld di euro da dedicare allo smantellamento dei vecchi reattori e altri 130 miliardi per la gestione del combustibile esaurito, dei rifiuti radioattivi e per i profondi processi di smaltimento geologico necessari.
Secondo il Nuclear Illustrative Programme della Commissione (Pinc), che valuta i trends al 2050, delle 16 nazioni dell’UE in cui sono presenti impianti nucleari, solo il Regno Unito ha accantonato abbastanza fondi per coprire interamente i costi delle operazioni future.
Circa il 90% delle centrali nucleari del continente sono destinate a chiudere entro il 2050 – quasi la metà entro il prossimo decennio – e il documento presenta un quadro scoraggiante rispetto alla portata della sfida nucleare: saranno necessari fino a 500 miliardi di euro per soddisfare il costo delle costruzioni di nuovi impianti e le estensioni a vita.
Entro il 2050, è previsto un aumento del 47% del costo di capacità aggiuntiva, combinato a una riduzione del 20% del contributo del nucleare al mix energetico europeo.
Il commissario per il clima dell’UE, Miguel Arias Canete, ha attaccato con una nota ottimista, sostenendo che il rapporto ha mostrato che l’Europa ha “imparato la lezione” dal disastro di Fukushima, esaminando, prima in assoluto, i costi dell’intero ciclo di vita del nucleare sulla base dei dati forniti dagli Stati europei.
Arias Canete ha riferto che: “insieme, dovremmo essere in grado di individuare i modi per far cooperare tutta l’Europa al fine di garantire che la conoscenza sull’uso più sicuro delle centrali nucleari sia condivisa piuttosto che portata avanti separatamente da ciascun governo nazionale, e che la gestione dei rifiuti radioattivi venga garantita finanziariamente dagli stati membri fino al loro smaltimento definitivo”.
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