Si parla della legge Bacchelli, un vitalizio che si dà ad artisti italiani di chiara fama. L'ultimo vitalizio (2017) è stato assegnato a Riccardo Orioles, giornalista antimafia.
Cosa succede quando un giornalista si trova in condizioni economiche disastrose? Scatta una solidarietà tra colleghi che si prodigano nella raccolta di firme per chiedere allo Stato di concedergli i benefici della legge “Bacchelli”. È successo poco tempo fa per, fondatore nel 1983 a Catania, con Pippo Fava, de «I Siciliani», un mensile che ha diretto dal 1993 al 1995, l’unico a quel tempo a Catania, che si occupava di mafia, massoneria, politica, di inchieste rigorose, per cui dopo un anno dalla nascita della rivista Pippo Fava fu ucciso da Cosa Nostra. Dal marzo 2017 usufruisce della legge Bacchelli, ultimo in ordine di tempo, in seguito a una petizione di 32.000 adesioni tra cui quelle dei presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso.
Vediamola un po’ più da vicino questa legge Bacchelli, chissà, un giorno qualcuno di noi potrebbe ricorrervi. La legge “Bacchelli” nasce l’8 agosto 1985 (legge n. 440), durante il primo governo Craxi. È un fondo gestito dal Consiglio dei Ministri a favore di cittadini italiani illustri ai quali viene versato un vitalizio per il loro sostentamento. La legge porta il nome dello scrittore Riccardo Bacchelli, che non riuscirà mai ad usufruire del vitalizio dacché morì qualche mese dopo. Il primo beneficiario fu la scrittrice Anna Maria Ortese (Roma, 13 giugno 1914 – Rapallo, 9 marzo 1998), l’autrice del famoso romanzo Il mare non bagna Napoli (Einaudi 1953; Vallecchi 1967; BUR, 1975) che ha vissuto a Napoli dal 1928 fino al 1938. Ne L’infanta sepolta (Adelphi, 1994) così descrive Napoli: «Ho abitato a lungo in una città veramente eccezionale. Qui, (…) tutte le cose, il bene e il male, la salute e lo spasimo, la felicità più cantante e il dolore più lacerato, (…) tutte queste voci erano così saldamente strette, confuse, amalgamate tra loro, che il forestiero che giungeva in questa città ne aveva (…) una impressione stranissima, come di una orchestra i cui istrumenti, composti di anime umane, non obbedissero più alla bacchetta intelligente del Maestro, ma si esprimessero ciascuno per proprio conto suscitando effetti di meravigliosa confusione».
In favore del beneficio a Orioles, si è schierata anche l’Inpgi presieduta da Marina Macelloni. L’istituto «non è rimasto insensibile alla delicata situazione in cui versa il collega – si legge in una nota dell’ente – ed ha disposto a suo favore l’erogazione della prestazione “una tantum” prevista dal Regolamento nei confronti di tutti quei giornalisti che non hanno raggiunto il minimo pensionabile». Ha detto la sua anche la Macelloni: «Si tratta di una decisione volta a tutelare i redditi più bassi e resa possibile grazie alla solidarietà intergenerazionale derivante dal contributo degli attivi». Le fa eco il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso: «Era tutto previsto e non è mai stato in discussione: la solidarietà intergenerazionale nella categoria funziona. Il pagamento della perequazione alle pensioni più basse, grazie al contributo dei giornalisti contrattualizzati, così come quello della rata dell’ex fissa, rappresenta una brutta notizia per gli spacciatori di falsità e per i professionisti della mistificazione, fortunatamente pochi, che nei mesi scorsi si sono lanciati in insulti personali contro i vertici di Fnsi e Inpgi e in profezie di catastrofi prontamente smentite dai fatti, al solo scopo di tentare, ovviamente senza riuscirci, di delegittimare i gruppi dirigenti della categoria».
Ma chi è Riccardo Orioles? Giornalista da sempre impegnato nella lotta alla mafia. Nato a Milazzo nel 1949. Negli anni ’70 dà vita al suo giornalismo “impegnato” in piccole realtà locali. Diventato giornalista professionista dal 1983, dopo l’omicidio di Fava è diventato il più intransigente verso la lotta a Cosa Nostra. È tra i fondatori del settimanale «Avvenimenti», fondato nel 1989 (con Claudio Fracassi direttore responsabile, già direttore di «Paese Sera») e caporedattore dello stesso fino al 1994. Dal 1999 svolge la sua attività giornalistica scrivendo e diffondendo l’e-zine gratuita «La Catena di San Libero» ed è direttore responsabile di «Telejato», un’emittente di televisiva fondata nel 1989 da Alberto Lo Iacono e con sede a Partinico (già legata a Rifondazione Comunista), anch’essa schierata contro Cosa Nostra.
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