Un ricordo del pittore salernitano Sergio Vecchio, da poco deceduto, attraverso un suo volume: Le stanze dell'eremita
Sergio Vecchio, noto artista visivo, se ne è andato l’11 febbraio, nella sua Capaccio Paestum, lasciando il mondo dei vivi. Ci informa Olga Chieffi, sulle pagine di «Le Cronache» (12 febbraio 2018), come sia nata la passione per l’arte nell’artista salernitano: «Era Sergio Vecchio il ragazzo che cinquant’anni fa si tuffò nel mare di Paestum per la Rai, che era sbarcata nella antica Poseidonia per riprendere la grande scoperta di Mario Napoli, la tomba del tuffatore. L’incanto e l’estrema modernità di quell’affresco, segnò un punto di svolta nella pittura di Sergio Vecchio».
Il libro, una raccolta di disegni, dipinti e scritti, con inserimento di testi memorialistico-narrativi, dello stesso artista che si avvale di note introduttive e prefatorie di Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Paestum, e di Paolo Apolito (antropologo e docente all’Università di Roma Tre), che relazioneranno sull’opera, insieme al senatore Alfonso Andria, con il coordinamento dell’editore Francesco G. Forte. «Nelle opere di Sergio Vecchio – dichiara il direttore Zuchtriegel – archeologia e arte contemporanea svolgono un incontro organico, dinamico e energico. Il suo modo di lavorare non ha nulla a che fare con approcci sensazionalistici che “sfruttano” l’antico come cornice splendida e conveniente per attirare l’attenzione. Si percepiscono la profonda riflessione, la meditazione e lo sguardo attento». Avvertiva un vuoto generazionaleNon possiamo che essere d’accordo sull’incipit presente nel volume: «Ora che la gioventù è defunta e si rimane in verticale con la schiena in tangenziale la pittura è l’unica chimera superstite».
Tra le mostre più recenti: l’antologica presso il Museo-FRAC di Baronissi nel 2011; le personali al Museo Archeologico di Paestum e in Grecia, nella città di Nauplia (2014); e la mostra, curata da Fulvio Irace, presso il Complesso Monumentale di Santa Sofia di Salerno (2016). Gli piaceva definirsi un gabbiano Sergio Vecchio. Ora vola nei cieli, libero come il vento.
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