Il divieto è stato contestato dal Canada e dalla Norvegia all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Nel giugno 2014, la sentenza ha stabilito che il divieto potrebbe essere giustificato sul piano morale rispetto al benessere delle foche, ma è necessaria maggiore chiarezza sulle eccezioni. Per rispondere alle preoccupazioni dell’OMC, la Commissione europea ha proposto una modifica delle attuali norme europee in febbraio 2015.
Secondo le modifiche, già concordate con i governi europei, agli Inuit continuerà a essere consentito di vendere prodotti derivati dalle foche nell’Unione europea, ma solo se i loro metodi di caccia tengono conto del benessere degli animali, rappresentano una parte della loro tradizione e contribuiscono alla sussistenza.
Al contrario, il voto di oggi rimuove la deroga per quanto riguarda i prodotti derivati dalla caccia alle foche per la protezione degli stock ittici.
Un’adeguata informazione e valutazione d’impatto
Grazie ai deputati europei, la Commissione dovrà informare il pubblico e i funzionari doganali sulle nuove regole e sull’eccezione Inuit. Il Parlamento ritiene che questo potrebbe aiutare a contrastare gli stereotipi e le incomprensioni legati alla caccia alle foche condotte dagli Inuit e dalle altre popolazioni indigene.
Inoltre, la Commissione dovrà pronunciarsi entro la fine del 2019 sull’applicazione delle nuove norme, con particolare attenzione al loro impatto sulla comunità Inuit.
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