Culture

Street art. Intervista a Disgusto

“Disgusto” nasce verso l’inizio del 2016 iniziando a attaccare poster grazie anche al supporto di uno street artist romano che si firma “Wuarky”.

Ciao Disgusto, raccontaci un po’ di te. Com’è che è iniziato tutto?

Disgusto” nasce verso l’inizio del 2016 iniziando a attaccare poster grazie anche al supporto di uno street artist romano che si firma “Wuarky”. La mia attività e la mia ricerca continua fino al 2018 dove vengo invitato ad Atene a un’esposizione di undici artisti greci e americani tra cui “OBEY”.

Dopo questa esperienza cambio completamente visione della mia ricerca artistica ed inizia il percorso che mi ha portato a costruire lo “stile” che oggi e’ visibile sui muri di Roma.

E’ impossibile non notare le tue opere in giro per la Capitale. Quali sono le zone che prediligi?

Ho sempre attaccato i miei manifesti in zona trastevere , ma da qualche tempo ho iniziato ad usare solo i supporti pubblicitari “SPQR”, quelli per i manifesti elettorali per intenderci.

Li trovo più adatti dei muri. Sembrano fatti apposta come una vera e propria cornice. Per me è anche un modo per distinguere la mia ricerca dalla comune “street art”.

Rischi del mestiere, ce ne sono? C’è qualcosa che vorresti raccontare della tua attività come artista di strada?

La “poster art” e’ la pratica meno rischiosa nella “street art” anche perché il poster è semplice da rimuovere, diverso da un murales o un tag. Mi e’ anche successo che i carabinieri mi hanno lasciato attaccare un Manifesto raccomandandosi solo di “non sporcare i monumenti”.

Cosa ti ispira nella composizione delle tue opere?

Ad ispirarmi e’ tutto il passato ed il vissuto fino ad oggi, oltre tanti artisti del passato da cui prendo spesso ispirazione, sono molto legato alle avanguardie degli anni ‘20 e alla Pop art romana, in particolare a Cesare Tacchi, Tano Festa e Renato Mambor. Non posso però nascondere che internet e i social sono una fonte d’ispirazione principale nel 2020.

Qual è la tua opinione circa la street art? E la tua idea dell’arte?

Per me la “street art” e’ una parola nel 2020 e’ un “hashtag”. La strada e’ un luogo libero dove esporre la propria arte liberamente e questo e’ fantastico. Ma non mi sento di categorizzarmi in un filone artistico vecchio di 20 anni, basta pensare che Bansky e Obey hanno cominciato a ridosso della fine degli anni 90.

Progetti per il futuro?

Continuerò ad attaccare i Manifesti solo all’interno dei supporti pubblicitari “SPQR” .

Nel frattempo ho iniziato un progetto parallelo di abbigliamento , basato sul riciclo e la sostenibilità anche nel design, per saperne di più seguite @rar_lab su Instagram.

Daria Lapenta

Ho lavorato per Ossigeno per l'Informazione, osservatorio sui giornalisti minacciati promosso dall'Odg e FNSI. Poi per Nextquotidiano.it, occupandomi di cronaca e inchieste. Studio Relazioni economiche internazionali a La Sapienza di Roma. Dal 2011 curatore del portale di informazione LaMeteora.info. Mi interesso di attualità e sottoculture.

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