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“Festival delle idee”: intervista allo scrittore Nicolai Lilin

                                                                 Museo M9, Mestre
E’ iniziata ieri la prima edizione del “Festival delle idee – ‘900 il grande secolo delle innovazioni “che si svolgerà fino al 27 ottobre all’M9 – Museo del ‘900 di Mestre. Un appuntamento unico per parlare di idee e avvenimenti che hanno rivoluzionato il mondo insieme a grandi personalità dello sport, della musica, dell’imprenditoria, della televisione, della letteratura e della scienza. Noi ci siamo concentrati sul mondo della letteratura e abbiamo intervistato lo scrittore Nicolai Lilin che interverrà al Festival il 27 ottobre.

Il ‘900 è il secolo delle grandi rivoluzioni e trasformazioni in campo tecnologico, scientifico e civile. Secondo lei, qual è stato il ruolo della letteratura nel XX sec, specialmente nel dialogo tra Est e Ovest?

Il ‘900 é stato in qualche modo un periodo di disillusione ma allo stesso tempo di nascita di nuove prospettive, di speranze per l’umanità. La letteratura ha avuto un ruolo importante nei processi culturali, sociali e politici durante buona parte del secolo, anche perché per più di metà di esso assumeva una delle posizioni cruciali nella diffusione delle informazioni, rappresentava una piattaforma ideale per lo scambio di opinioni, per la creazione di sinergie tra le persone dei paesi, o come si usa dire nella terminologia geopolitica, dei “blocchi” diversi. Innanzitutto il Novecento è stato il periodo nel quale finalmente la maggioranza degli umani ha cominciato a leggere i libri, quando la letteratura ha avuto la sua svolta più prolifica, che si nota anche nella moltitudine dei nuovi generi apparsi in questo periodo. La costruzione dei ponti tra varie parti del mondo, il rapporto culturale che supera le limitazioni politiche è stato possibile proprio grazie alla cultura, la letteratura in questo processo durante il ‘900 è stata sempre in testa. Nel difficile rapporto tra Est e Ovest, inasprito dalla complicata e controversa situazione politica, erede di due conflitti mondiali, rivoluzioni ed enormi divergenze sociali ed economiche, la letteratura nonostante tutto è rimasta sempre quel campo libero per lo scambio intellettuale tra le persone, che neanche con l’ausilio della più severa censura i potenti sono riusciti a controllare.

Lei pensa che la letteratura dei nostri giorni sia più orientata ad operare una reale rivoluzione delle coscienze (specialmente nelle nuove generazioni) oppure sia più orientata alla sopravvivenza e quindi alla mercificazione della parola?

Noi viviamo nell’epoca in cui la letteratura non ha più quella influenza sulle coscienze che aveva nel secolo scorso. Senza alcun dubbio la lettura di un buon libro rimane sempre un gran piacere, però per cambiare qualcosa nella società, scuotere le coscienze, un libro non basta. Oggi un’opera scritta e stampata su carta diventa importante in realtà grazie alla moltitudine dei progetti mediatici che trascinano la parola scritta sulle moderne strade di comunicazione come se fosse un carro anticato. I grandi bestseller di oggi (parola che cerco usare meno possibile, ma che rappresenta in modo egregio lo stato della letteratura di oggi, quando la qualità di un libro si misura con la quantità delle copie vendute) non sono i libri, ma “progetti”. Scrittori vengono trasformati in casi umani, si inventano le strategie e così via. A raccontarlo ai classici, ad esempio a Tolstoj, non credo che avrebbe compreso il senso di queste dinamiche moderne. E non credo che sarebbe stato d’accordo con esse. Però la letteratura di oggi non sopravvive, è diventata una vasta area in cui possono rifugiarsi coloro che amano leggere, riflettere, scrivere. É il regno di chi ha una sensibilità particolare, di chi trova il tempo per staccarsi dal mondo che si muove con sempre maggior velocità, sempre più frenetico e compulsivo, per immergersi nel mondo immaginario, abbandonarsi alle parole, leggere un buon libro in santa pace.

Qual è l’argomento che ha scelto di portare al festival? Ci può dare qualche breve anticipazione? 

Di solito non faccio dei programmi, sono abbastanza versatile. So che tra i temi del nostro incontro con Matteo Strukul e Mauro Corona ci sarà l’ambiente e la letteratura, un connubio perfetto e molto attuale, visto che quest’anno noi abitanti della Terra tra gli incendi in Siberia e quelli in Amazzonia abbiamo visto trasformarsi in fumo e cenere più di venti milioni di ettari dei polmoni del nostro pianeta. Nei miei libri la natura assume un ruolo importante, in qualche modo è uno dei protagonisti, quindi sarò più che felice sviluppare il nostro dialogo su questo tema.

Francesca Amore

Trapiantata a Roma per necessità ma emotivamente ancorata a Napoli, non ha mai smesso di sperare che un giorno ci ritornerà definitivamente. Laureata all?istituto Universitario Orientale in lingue slave , si occupa di traduzioni dal russo e dal polacco. Giornalista pubblicista dal 2005, è appassionata di arte e letteratura in genere, ma di quella russa in particolare. Ama scrivere sugli argomenti più disparati perché di indole curiosa.Generosa, impulsiva e sincera, non ama le persone intellettualmente disoneste, ma si sa, il mondo è bello perché è vario, ma intanto? io mi scanso.

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Francesca Amore

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