Culture

Rohingya il secondo incendio del 2022 distrugge 300 rifugi e lascia 750 bambini senza casa

Secondo Save the Children, circa 1.500 persone sono rimaste senza riparo, inclusi 750 bambini, e quattro centri di apprendimento temporanei sono stati ridotti in cenere

Rohingya. Circa 750 bambini sono rimasti senza casa in quello che è già il secondo incendio di quest’anno che ha devastato i campi profughi Rohingya a Cox’s Bazar, in Bangladesh. Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

L’incendio è divampato domenica sera nel più grande insediamento di rifugiati del mondo a Cox’s Bazar, che ospita oltre 1 milione di persone, distruggendo 300 rifugi, che per più di quattro anni sono stati la cosa più vicina a una casa per le famiglie Rohingya in fuga dal Myanmar.

Secondo Save the Children, circa 1.500 persone sono rimaste senza riparo, inclusi 750 bambini, e quattro centri di apprendimento temporanei sono stati ridotti in cenere.

Alcune famiglie hanno trovato rifugio da parenti nel campo colpito, mentre altre sono state sfollate nei campi vicini. Fortunatamente non è stata segnalata alcuna vittima, anche se due persone sarebbero rimaste ferite.

Rohingya

Jainab*, 25 anni, incinta di otto mesi, ha detto: “Quando è iniziato il fumo, siamo usciti immediatamente di casa senza riuscire a vedere nulla. Con mio figlio abbiamo raggiunto correndo un posto più sicuro e abbiamo guardato la nostra casa ridursi in cenere. Non sono riuscita a salvare nessuno dei miei oggetti di valore dalle fiamme. Ho perso tutto”.

Shamsuddin*, 70 anni, ha raccontato: “Durante l’incendio stavo dormendo. All’improvviso mia moglie mi ha tirato fuori dalla stanza e ci siamo precipitati lontano dai rifugi in fiamme. Abbiamo avuto meno di un minuto per reagire, quindi non abbiamo potuto salvare nessuno dei nostri beni. Da ieri sera siamo seduti qui al freddo, non abbiamo avuto cibo, tranne una tazza di acqua calda fornita da alcune organizzazioni umanitarie. Abbiamo bisogno di riparo e cibo in questo momento”.

La 25 enne Jainab con la sua famiglia e il settantenne Shamsuddin, che hanno perso tutto nell’incendio.
Credito fotografico: Rubina Hoque Alee/Save the Children

“Sono trascorsi solo 10 giorni dall’inizio del 2022, e questo è già il secondo incendio dell’anno. Ancora una volta, migliaia di rifugiati Rohingya hanno visto quel poco che era rimasto loro ridotto in macerie. Questi campi avrebbero dovuto essere sicuri per i rifugiati fuggiti dalle loro case in Myanmar più di quattro anni fa. Dovrebbero essere consentiti e utilizzati per la costruzione dei ripari materiali resistenti al fuoco.

Il rischio di incendi in queste aree così densamente popolate e ristrette è enorme, e disastri come questo possono essere particolarmente spaventosi per i bambini. In definitiva, questo incidente mostra ancora una volta come i campi profughi non siano luoghi adatti ai minori” ha dichiarato Shamim Jahan, direttore nazionale ad interim di Save the Children in Bangladesh.

Nel marzo dello scorso anno un enorme incendio ha colpito i campi profughi, uccidendo almeno 15 persone e distruggendo più di 10.000 rifugi. Solo nei primi sette mesi del 2021 ci sono stati almeno 100 incendi nei campi.

Rohingya: Save the Children

Save the Children teme che l’incendio possa innescare traumi passati nei bambini, molti dei quali hanno visto le loro case incendiate in Myanmar. In un sondaggio condotto nell’agosto dello scorso anno, circa il 73% del personale di Save the Children ha affermato che i bambini con cui hanno lavorato hanno fatto riferimento a esperienze traumatiche in Myanmar parlando di eventi più recenti nei campi, inclusi gli incendi.

Save the Children sta fornendo primo soccorso e supporto psicologico ai minori in difficoltà.

L’Organizzazione umanitaria sta distribuendo coperte e zanzariere alle famiglie che sono rimaste senza casa a causa dell’incendio e sta lavorando per identificare i bambini smarriti e riunirli alle loro famiglie.

L’Organizzazione chiede inoltre alla comunità internazionale di trovare una soluzione a lungo termine alla crisi dei Rohingya che affronti le sue cause profonde e consenta un ritorno sicuro, dignitoso e volontario dei rifugiati Rohingya in Myanmar quando sarà possibile e sicuro farlo.

Gianfilippo Neri

Non è il caso di spendere tante parole per descrivermi, un solo aggettivo: passione. Per quello che faccio, per come lo faccio. La scrittura giornalistica è su tutto quello che più mi appassiona, appunto. Per il resto: Napoli, il Napoli un po' di buona cucina e ... non mettiamo limiti, ci conosceremo un po' per volta.

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