Dopo i grandi successi di Londra e New York, approda per la prima volta in Italia, al Teatro della Cometa: Incognito. Nuova opera teatrale del giovane drammaturgo inglese Nick Payne, considerato dalla critica come il nuovo Tom Stoppard. Protagonisti Graziano Piazza, Anna Cianca, Giulio Forges Davanzati, Désirée Giorgetti. La regia è di Andrea Trovato. Tre storie intrecciate che esplorano la natura dell’identità e come siamo definiti da ciò che ricordiamo, Incognito è un’esplorazione esilarante di ciò che significa essere umani.
Protagonista di “Incognito” è senza dubbio il cervello, questo meraviglioso e sorprendente organo il cui meccanismo è ancora oggetto di studio da parte della Scienza. Un organo capace di accumulare dati, memorizzarli, codificarli e dare senso alla realtà attraverso la costruzione di una narrativa.
Quattro attori interpreteranno ventuno personaggi che si alternano in avanti e indietro nel tempo e che ruotano attorno a tre storie principali e interconnesse fra loro. Due di queste storie sono basate su avvenimenti realmente accaduti: il primo caso riguarda Thomas Stoltz Harvey, che nel 1955 eseguì l’autopsia su Albert Einstein e, all’insaputa di familiari ed eredi, pensò bene di rubare il cervello del Professore al fine di sezionarlo e studiarlo nell’ingenua speranza di giungere a grandi scoperte sulla mente umana. L’altro caso riguarda Henry Molaison al quale, nel 1953, per curare le sue crisi epilettiche fu rimossa una parte del cervello ma, in seguito all’intervento, subì la perdita cronica della memoria a lungo termine, ossia non fu più capace, da quel momento in poi, di memorizzare qualsiasi cosa per più di pochi minuti, “condannato” così a vivere un eterno presente e rimanendo cosciente soltanto del suo amore per la moglie, un amore che lo tenne fievolmente ancorato alla realtà fino alla sua morte avvenuta nel 2008. Conosciuto in ambiti scientifici come il paziente HM, è stato l’essere umano più studiato dalla neuroscienza.
La terza storia, ambientata ai giorni nostri, riguarda Martha, una neuropsicologa che, al contrario di Harvey che vuole trovare chissà cosa sezionando il cervello di Einstein con un bisturi, si interroga invece su chi sia più fortunato: noi, cosiddetti “normali” che non riusciamo a dimenticare certe cose, anche se lo volessimo, oppure i suoi pazienti affetti da amnesia che non riescono a memorizzare, dimenticando così anche dolori, rancori e ferite?
Tre storie intrecciate che esplorano la natura dell’identità e come siamo definiti da ciò che ricordiamo, Incognito è un’esplorazione esilarante di ciò che significa essere umani.
Al centro del testo rimane un quesito: è vero che noi siamo solo il risultato delle nostre esperienze, degli incontri che abbiamo fatto, degli amori che abbiamo vissuto, delle persone che abbiamo perduto? E se la nostra mente non fosse capace di ricordare: esattamente, cosa resterebbe di noi?